Venere nell’arte e nella mitologia. Le opere d’arte sono ricche di immagini della dea Venere. Botticelli, Giorgione, Tiziano, Lorenzo Lotto..sono solo alcuni degli artisti che le hanno dedicato un dipinto. La mitologia incontra l’arte nella serie di puntate che Salsa d’Arte dedica alle dee dell’antichità. Dalla mitologia greca al Rinascimento: in Europa la mitologia diventa tema centrale nell’ arte profana.
Venere / Afrodite è la dea preferita dagli artisti, soggetto di alcune delle opere di pittura più amate e famose della storia dell’arte. Sensuale o misteriosa, di sicuro questa dea conquisterà il vostro cuore.
Venere è la dea preferita dagli artisti perchè è la dea dell’arte, dell’amore e della passione.
È la protagonista di moltissimi miti, ad iniziare da quello della sua nascita, che è noto avvenne dalla schiuma del mare.
In greco il mare si dice Afros, da cui il nome Afrodite.
Il pittore francese dell’accademia parigina Alexandre Cabanel ce la mostra trasportata dalle onde, cogliendo l’occasione per una posa estremamente sensuale.
È un’opera relativamente recente, e proprio per questo è abbastanza vicino al nostro concetto di bellezza femminile, rispetto ad opere più antiche.
Fu molto apprezzata al suo tempo, ma ebbe anche molti critici specialmente nella cerchia degli impressionisti e post impressionisti, acerrimi nemici dello stile accademico.
Venere Arte e Mitologia
E prima della nascita?
Un mito meno noto è quello che riguarda l’antefatto della nascita.
È una storia che risale all’inizio dei tempi, quando la guida degli dei spettava ancora al vecchio dio Urano.
Un’opera di Giorgio Vasari ci mostra quello che accadde: Urano fu evirato da uno dei suoi figli, Crono, il dio del tempo.
La storia è molto lunga, magari la approfondiremo un’altra volta.
Giorgio Vasari, secolo XVI
Il punto focale è che il membro di Urano cadde nel mare, fecondandolo e da queste acque nacque appunto la dea Afrodite.
Ma il dipinto più celebre che riguarda la nascita di Venere è indubbiamente quello del Botticelli, del 1484.
Vediamo Venere sospinta dagli Zefini, i venti mentre una donna, identificata come una delle Ore, una specie di ninfa delle stagioni, le porge una veste.
I colori sono chiari ma tenui, e l’assenza di ombre conferisce un’aria di leggerezza e leggiadria.
Osservate il contorno, è ben delineato, un tratto tipico dei pittori fiorentini dell’epoca; è interessante notare come Botticelli sia più interessato all’eleganza ed armonia dell’insieme che non al realismo.
Guardate ad esempio il dettaglio dei piedi che non poggiano consistentemente sulla conchiglia sembrano piuttosto sospesi sopra.
Venere Arte e Mitologia
L’iconografia di Venere
Venere viene identificata da conchiglie, od altri simboli come i delfini, che ne richiamano la nascita, ma anche da colombe o rose. E pensandoci, sono ancora oggi simboli dell’amore.
Nel rinascimento è associata ai colori bianco e rosso che erano proprio i colori dell’amore e delle relazioni amorose.
Infine è quasi sempre accompagnata da dei piccoli putti alati, chiamati amorini, come ho raccontato in questo articolo.
Giorgione e Tiziano
Una delle veneri più belle, ed addirittura la mia preferita, è quella dipinta dal Giorgione nel 1510.
Giorgione la immagina addormentata, distesa nella campagna veneta.
Ci sembra di averla sorpresa per caso, come se ci fosse apparsa all’improvviso, una apparizione divina.
La dea sembra parte stessa della natura, sembra fatta della medesima morbida materia che compone l’atmosfera.
La luce è delicata e calda, avvolgente, il tempo sembra essere sospeso e c’è qualcosa di misterioso nell’aria.
Oltre alla dea e al paesaggio sullo sfondo ci sono pochissimi altri elementi; è un dipinto molto poetico proprio nella sua essenzialità.
Quest’opera ebbe un grande successo all’epoca in cui fu dipinta e molti altri artisti si ispirarono ad essa. Sicuramente la sua derivazione più famosa è quella dipinta da Tiziano nel 1538: la venere di Urbino.
Tiziano era un allievo dello stesso Giorgione, e qui infatti vediamo una venere in una posa simile, ma le similitudini finiscono qui.
Il risultato è infatti completamente diverso.
Prima di tutto non ci troviamo più nella natura, ma siamo all’interno della camera di Afrodite che non ci appare più come una dea, ma come una donna vera in carne ed ossa, adagiata sul suo lussuoso letto di velluti.
Sullo sfondo vediamo due donne, due serve, che stanno probabilmente sistemando dei vestiti in un baule mentre Venere stessa ci sta guardando negli occhi con uno sguardo malizioso.
Questo dipinto ha una carica erotica decisamente più forte e più esplicita del primo.
Vediamo come le veneri siano state rappresentate nei secoli in svariati modi, alla ricerca di cogliere la meravigliosa e sfuggente natura dell’amore e della femminilità.