Surrealismo e Magia, la modernità incantata: è la mostra che la Collezione Peggy Guggenheim ha dedicato alla passione per magia e alchimia dei surrealisti. Max Ernst, Giorgio De Chirico, René Magritte, Leonora Carrington sono solo alcuni degli artisti presenti in mostra.

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Oggi sono ospite della Collezione Peggy Guggenheim, un luogo simbolo dell’arte del 900.

Il Museo Guggenheim di Venezia è uno dei musei più importanti di arte europea e americana del XX secolo in Italia e fa parte di un sistema di musei appartenenti alla Fondazione Solomon R. Guggenheim che, che include le sedi di New York, Bilbao ed in futuro una ad Abu Dhabi.

Si trova a Palazzo Venier dei Leoni, sul Canal Grande, dentro quella che era l’abitazione della celebre collezionista Peggy Guggenheim. Qui sono esposte, tra le altre, opere parte della sua collezione personale originaria.

Oggi sono qui per visitare la mostra: Surrealismo e Magia: la modernità incantata (A cura di Gražina Subelytė).

Surrealismo e Magia

Perché una mostra sul Surrealismo al Guggenheim?

Peggy Guggenheim è stata una delle più appassionate collezioniste di opere surrealiste ed era personalmente amica di alcuni degli esponenti più importanti di questo movimento, come il poeta francese André Breton (fondatore stesso del surrealismo) e l’artista Max Ernst.

Chi sono i surrealisti?

I surrealisti sono un gruppo di artisti interessati a narrare una realtà invisibile: quella dei sogni, dell’inconscio, dell’assurdo.

Sono influenzati dalla psicanalisi freudiana e dagli studi sull’interpretazione dei sogni: infatti le loro opere sono decisamente oniriche. Non rappresentano la realtà, ma qualcosa che sta al di là della realtà.
Ciò che ci sconvolge dei dipinti surrealisti è che le loro figure siano da un lato estremamente verosimiglianti, concrete e credibili, ma allo stesso tempo assurde, impossibili.

Ad esempio, in quest’opera di René Magritte, vediamo davvero una donna dipinta, il suo corpo ci sembra perfettamente naturale… prima che si dissolva nei colori del cielo.

Ma il surrealismo ha anche un’altra passione oltre a quella del sogno, di cui si parla un po’ meno. La magia. Ed è proprio a questo argomento che è dedicata la mostra al Peggy Guggenheim di Venezia.

Surrealismo e Magia alla Collezione Peggy Guggenheim

La riscoperta della Magia nell’arte Surrealista

Dove nasce l’ispirazione per queste opere?

I surrealisti sono affascinati da artisti del passato come Hieronymus Bosch, Hans Baldung Grien, Albrecht Dürer e Francisco Goya, ma anche dal Medio Evo, dai racconti nordici e dalla corrente artistica Ottocentesca del Simbolismo.

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Del Simbolismo recuperano la visione dell’artista come una specie di mago visionario, un po’ profeta che incanala una realtà occulta nel mondo visibile, attraverso l’arte.

Forse è per questo che il personaggio in quest’opera ha gli occhi chiusi. E’ un’opera di Giorgio De Chirico, “Il cervello del bambino” (1914). 

L’artista, nato in Grecia, era molto legato alla cultura classica e nella mitologia greca la cecità è associata alla preveggenza (come nel caso di Tiresia o Edipo nell’ultima fase della sua vita) o alla poesia (Omero).

L’opera apparteneva al poeta André Breton, che come dicevamo è stato il fondatore ed il teorico del surrealismo.

E’ stato proprio André Breton a definire il Surrealismo

“la riscoperta della magia in una modernità disincantata e razionalizzata.”

Ma che cosa significa?

Le opere che vediamo qui ci trasportano un una dimensione ricca di simboli e riferimenti ai riti magici, ai tarocchi e all’alchimia.

Molti artisti nel tempo sono stati affascinati da questi temi, ma il rapporto con la magia e l’alchimia dei surrealisti, non è come quello di un artista cinquecentesco come il Parmigianino.

Nel passato l’alchimia era un’arte per pochi eletti che cercavano di comprendere i segreti dell’universo e della materia (ricordiamo che l’alchimia può essere considerata per certi versi come un’antesignana della chimica). 

Per i surrealisti, che vivono in un mondo moderno, dove la scienza e la tecnica spiegano e imbrigliano il mondo, guardano alla magia e all’alchimia in modo nostalgico. Non sono interessati ovviamente a produrre l’oro, ma più che altro agli aspetti spirituali e mistici di queste arti.

E’ la nostalgia di un mondo che serbi ancora del mistero.

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Surrealismo e Magia alla Collezione Peggy Guggenheim

Tarocchi e Nozze alchemiche

I tarocchi, con le loro figure misteriose chiamate “arcani”, affascinano per la loro carica magica, non tanto nel senso di previsione del futuro, ma come simboli di un mondo invisibile e occulto.

I protagonisti delle opere di Victor Brauner, sono proprio delle carte di tarocchi rivisitate. Il Surrealista: rappresenta la carta del Bagatto, detto anche il Mago, che sembra intento in un processo alchemico: l’identificazione dell’artista con l’alchimista è totale.

Nell’opera “Gli amanti”, del 1947, accanto al Bagatto troviamo la Papessa. I significati simbolici si sommano gli uni agli altri. Lettere ebraiche (Brauner era ebreo) ed il riferimento al concetto alchemico di nozze sacre: l’unione del principio maschile e quello femminile, un tema che vediamo anche nella Vestizione della Sposa di Max Ernst.

La Vestizione della sposa, del 1940, è l’opera più celebre di Max Ernst.

E’ un’opera bizzarra e di difficile interpretazione, che ci inquieta non permettendoci di vedere nessuno tra i volti dei presenti. Un uomo-uccello verde si trova accanto ad una donna il cui corpo nudo è rivestito da una pesante pelliccia piumata: la sposa.

Forse questa misteriosa sposa è l’artista Leonora Carrington, nelle vesti di una maga, e l’uomo uccello, sarebbe quindi Max Ernst.

L’artista tedesco che aveva infatti avuto con Leonora Carrington breve ma appassionata relazione, amorosa ed artistica.

Probabilmente anche qui c’è il riferimento alle nozze alchemiche: è l’unione degli opposti maschile e femminile, la cui unione crea una trasformazione spirituale, una rigenerazione. Proprio ciò che l’artista, considerato degenerato dal regime nazista, si augurava per il mondo: una rigenerazione. 

Dall’alchimia all’atomo

Salvador Dalì inserisce evidenti riferimenti alla guerra appena terminata. 

Proprio nel 1945 crea quest’opera, “Idillio melanconico atomico e uranico” i nostri occhi percepiscono un volto umano dove c’è solo un aereo che sgancia delle bombe. Tutto è una bomba, anche forse le palle del baseball. 

Dall’alchimia alla fisica: dal desiderio di comprendere e manipolare la materia alla comprensione della potenza dell’atomo, che si rivela distruttiva.

Potere femminile nell’arte surrealista

Remedios Varo Uranga era una pittrice surrealista spagnola femminista. Era interessata all’ancestrale e al mistico e si sforzava di creare una coscienza femminile collettiva. Qui raffigura una donna imprigionata in una torre medievale, in compagnia di una luna anch’essa in gabbia.

Le donne sono spesso associate alla luna per simboleggiare la fertilità e la maternità. Ma in questo caso la luna è ingabbiata: una femminilità ingabbiata e malinconica che deve trovare la sua libertà.

Libertà colta dalla bambina di Dorothea Tanning, sta fiorendo: il suo potere magico è la trasformazione.

La matassa di lana che regge in mano produce essa stessa un fiore magico. Il filo del proprio destino, che la ragazza tiene nelle proprie mani.

Incontra altre donne nell’arte

Surrealismo e Magia alla Collezione Peggy Guggenheim

Leonora Carrington

Leonora Carrington è una delle artiste più interessate ai temi dell’alchimia. Inglese di nascita, ha vissuto per quasi 70 anni in Messico, nutrendo le sue opere anche del folklore messicano.

Leonora Carrington è un personaggio molto attuale: la Biennale d’arte di Venezia di quest’anno si chiama Il latte dei sogni, che è il titolo di un suo libro per bambini.

Il Negromante è un’opera zeppa di riferimenti all’alchimia, partendo dai colori scelti: bianco nero e rosso, i colori fondamentali citati nei testi alchemici. 
Osservate questo enigmatico alambicco: è il vaso ermetico, che ha forma di uovo ed un collo stretto. E’ associato alla creazione dell’homunculus, alle trasformazioni di Mercurio. 

Dentro il vaso vediamo la testa di un rettile, un serpente o un drago. E’ il serpente mercuriale che divora se stesso, è il caos originario della vita.

Possiamo fare dei confronti con delle illustrazioni di testi alchemici.

Vedete come queste opere non siano solo delle invenzioni fantasiose, ma dei precisi riferimenti.

Qua e là vediamo altri simboli tradizionalmente associati alla rinascita e alla trasformazione: le farfalle e le uova.

L’Alchimia è soprattutto l’antica ricerca di come trasformare i metalli normali (vili) in oro. 

Gli alchimisti hanno sperimentato tramite delle vere e proprie ricette per tentare di ottenere questo risultato.

In quest’opera, La cucina aromatica di nonna Moorhead (1975), la Carrington rappresenta una cucina, il luogo tradizionalmente associato al lavoro domestico femminile, un luogo rassicurante. Ma… che cosa si sta cuocendo? Di sicuro non la minestra o l’arrosto. 

Questa cucina è diventata un laboratorio alchemico, un antro di magia.

Le donne sono ricoperte di veli che nascondono le loro fattezze, non siamo neanche sicure che siano effettivamente umane. Si stanno affaccendando attorno ad un tavolo zeppo di cibi ed elementi, dell’aglio è sparso sul pavimento. Molti simboli vengono dalle tradizioni popolari messicane.

Da luogo di servizio, la cucina è diventata un luogo di potere e trasformazione.

Conclusione

In questo viaggio abbiamo scoperto che la magia non è stata spazzata via dal progresso del 900, ma ha conservato un suo luogo nell’arte. 

Sta a noi decidere se accoglierla nel mondo reale… attraverso quello surreale.