Rinascimento a Ferrara: Ercole De’ Roberti e Lorenzo Costa a Palazzo dei Diamanti.
Con le mie interviste a Vittorio Sgarbi e Michele Danieli, i curatori di questa meravigliosa mostra, scopriamo cosa rende il Rinascimento ferrarese così identificativo e peculiare.

Il focus è su due pittori protagonisti dell’arte nella città degli Este tra Quattro e Cinquecento: Ercole De’ Roberti, con i suoi paesaggi surreali, e Lorenzo Costa, che traghetterà l’arte ferrarese verso la “maniera moderna”, senza perdere tuttavia la passione per i dettagli minuti.

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Parliamo di Rinascimento, o forse dovremmo dire Rinascimenti, perché nel ‘400 ogni città ha il suo, e quello di Ferrara, beh, è uno di quelli che dovreste conoscere. 

In quest’epoca Ferrara era governata dalla potente famiglia degli Este, quella che ha rivestito il proprio palazzo di pietre a forma di diamante.
Gente originale, insomma.

Rinascimento a Ferrara: Ercole De’ Roberti

Incontriamo il primo protagonista della mostra che dipinge valorose donne romane: una Lucrezia accompagnata da uomini con dettagliate armature e una Porzia con un abito verde… che le invidio!

Stiamo parlando di Ercole De’ Roberti.

Ercole De’ Roberti è stato un giovane molto promettente: non aveva nemmeno vent’anni quando ha collaborato agli affreschi di Palazzo Schifanoia, assieme ad artisti molto più affermati di lui: Francesco del Cosa e Cosmé Tura.

Nel tempo diventerà pittore di corte degli Este. Ad essi lo unirà un legame che andrà oltre il semplice rapporto professionale e sarà di profonda amicizia.

La predella del Polittico Griffoni

Ovvero: I miracoli di San Vincenzo Ferrer (in un paesaggio surreale)

Soffermiamoci su un’opera dal formato particolare, stretta e lunga, come una striscia di fumetti; vi vediamo raffigurati vari episodi distinti, separati solo da elementi architettonici o del paesaggio.

Questi elementi sono molto fantasiosi e creano un’ambiente surreale, quasi metafisico: archi che si aprono dentro altri archi, passaggi misteriosi, collinette a spirale, prospettive vertiginose, sentieri tortuosi, palazzi con decorazioni bizzarre.

Si tratta delle storie di cinque miracoli di San Vincenzo Ferrer, il…”supereroe” di questa storia.
Lo vediamo sbucare dal cielo (sta letteralmente bucando il cielo!) per salvare un bambino da una casa in fiamme. Tutto attorno, si agitano degli uomini con secchi d’acqua che tentano di spegnere l’incendio. La scena è molto concitata: quest’opera è un capolavoro di narrazione.

Il formato insolito è presto spiegato: si tratta di una predella, ovvero la parte che sta al di sotto di un polittico (un’opera composta da più tavole). Spesso le predelle sono meno considerate dell’opera principale che sta al di sopra, ma a torto: qui infatti i pittori sono più liberi e più creativi.

I coniugi Bentivoglio

Ovvero: Giovanni II Bentivoglio e Ginevra Sforza

Se questa coppia ve ne ricorda un’altra di famosa, avete l’occhio allenato. I duchi di Urbino di Piero della Francesca sono stati sicuramente un modello per Ercole De Roberti. 
In quest’epoca i ritratti ufficiali si facevano di profilo, come le medaglie romane. 

I profili sono realistici, guardate la linea del mento. Ma le figure sembrano come ritagliate, sono chiare rispetto allo sfondo, come se non partecipassero della stessa luce.
Non è un errore. In quest’epoca andavano di moda colori chiari, un po’ smaltati e ombre molto leggere.
Delizioso lo “spicchio” di paesaggio che si apre oltre il panno verde: quel tanto che basta per farci venire la curiosità di entrare nel quadro.

L’intervista a Vittorio Sgarbi

Ercole nella sua carriera di artista raggiungerà apici di grandiosità. Sentiamo l’opinione di uno dei due curatori della mostra: il professor Vittorio Sgarbi (presidente della fondazione Ferrara Arte).

Valeria: In un suo articolo, ha definito l’opera di Ercole De’ Roberti di Santa Maria in Porto “numinosa”. Cosa intendeva?

Sgarbi: Che c’è Dio dentro; ci sono alcune opere a Brera, sottratte da Napoleone, che hanno l’anima. La pala di Santa Maria in Porto è una di queste, ed ha queste dimensioni che hanno creato un problema di trasferimento, non sarebbe entrata neanche dalle finestre.
Quell’opera poteva essere da sola la mostra. In quell’opera, Ercole De’ Roberti da l’indicazione di una visione assoluta, metafisica e “numinosa” per l’appunto, in cui Dio si muove tra le figure.

L’intervista a Michele Danieli

In mostra, oltre ai due protagonisti citati nel titolo, ci sono anche altri autori legati a Ferrara. Osservando le loro opere non si può fare a meno di percepire un’identità ferrarese, una consistenza che serpeggia tra un’opera e l’altra. Ne parliamo con l’altro curatore della mostra, il professor Michele Danieli, docente di Storia dell’Arte presso l’Università di Bologna.

Valeria: Cosa rende così identificativa e peculiare il rinascimento ferrarese?

Danieli: Ciò che la rende identificativa e peculiare è una fantasia, una continua ricerca del particolare che si coniuga piano piano con una struttura più razionale che è quella del Rinascimento vero e proprio, ma che mai riesce a soffocare un bizzarro, una voglia di descrivere cose e stati d’animo.

La grande razionalità toscana non riuscirà mai ad imporsi.

Valeria: E questa peculiarità, questa bizzarra fantasia, riuscirà a sopravvivere o sarà ad un certo punto definitivamente vinta dalla “maniera”?

Danieli: L’influenza di Pietro Perugino, l’artista che unificherà l’arte italiana, si farà sentire. In quest’opera di Lorenzo Costa (Adorazione dei Magi), si vede già un’apertura paesaggistica tutta centro italiana, ma ha un brulicare ed un moltiplicarsi di particolari, di racconto anche minuto che fa venire voglia di passare le giornate davanti a questo quadro. E’ un opera del 1499, proprio nel passaggio tra Quattro e Cinquecento.

Esplode di personaggi. Le fonti lo dicono subito: ci sono più di 40 personaggi! Ma soprattutto è un’accumulazione di dettagli, eseguiti con un’attenzione maniacale.

Valeria: Sentiamo quasi il chiacchiericcio delle persone!

Lorenzo Costa

Le storie degli argonauti

Ovvero: opere che si rincontrano

Immaginate di fare un grande pranzo per riunire quei cugini che non vedevate da decenni. Le storie degli argonauti, un ciclo che adesso è sparso per vari musei, ed ora si ritrova qui insieme.

Hanno l’atmosfera vivace ed incalzante di un libro di fiabe. Sono opere di Lorenzo Costa, il secondo protagonista di questa Mostra.

San Sebastiano

Ovvero: La maniera moderna

Lorenzo Costa è più giovane di Ercole De’ Roberti e all’inizio impara moltissimo da lui, anzi, lo imita persino. I loro stili sono molto simili.

Ma maturando la sua pittura evolverà verso modi più morbidi e sfumati. Dalle altre città d’Italia stavano arrivando infatti delle grandi novità: queste novità si chiamavano Perugino, Leonardo da Vinci.

Lorenzo Costa evolve il suo stile per seguire le ultime tendenze: guardate la dolcezza del viso di questo San Sebastiano, che sembra solo un ragazzino. Vedete come la pelle sembri molto più morbida rispetto a prima. Le ombre sono più profonde.

Pur mantenendo la passione per i raffinati dettagli, come una mano che si riflette sull’armatura, Costa si introdurrà sempre di più nelle sottigliezze dell’animo umano.

Ritratto di cardinale

Ovvero: nell’immaginazione di un intellettuale

In questo dipinto di Lorenzo Costa, entriamo davvero in intimità con il personaggio ritratto.

Siamo nello studiolo di un cardinale e possiamo farci un’idea della sua personalità e dei suoi valori frugando tra i suoi oggetti: soprattutto libri, ma anche una clessidra, simbolo dell’ineluttabilità del tempo (osservate il delizioso dettaglio dell’ombra che getta!), lo scrittoio; notiamo anche il kit per la scrittura con il coltellino che serve a temperare la penna. Lo cogliamo proprio nell’atto di scrivere.

Il suo sguardo è verso di noi, ma non ci guarda davvero: come quando vi dimenticate della persona che vi sta di fronte perché siete persi nei vostri pensieri, nelle vostre meditazioni. E su cosa starà mai meditando?

Dietro, c‘è una finestra, è come un quadro nel quadro. Riconosciamo San Girolamo perché ha il leone con sé e il cappello da cardinale, che fa penitenza davanti ad un crocifisso, in un paesaggio meraviglioso. 
E’ evidente che l’uomo del ritratto si identifica in San Girolamo: anche lui era un cardinale ed era uno studioso. 
San Girolamo è un santo vissuto nell’antichità, questa scena non sta avvenendo nel presente. Forse non sta avvenendo affatto, forse è l’immaginazione stessa del cardinale che diventa visibile.

Conclusione

Visitando la mostra, mi sono addentrata nei paesaggi surreali di Ercole de Roberti e mi sono fermata a chiacchierare con gli uomini e le donne ritratti da Lorenzo Costa.

Consiglio anche a voi di fare lo stesso e di godervi questa mostra di grande Pittura (quella con P maiuscola!).
Pensate che Sgarbi l’ha definita, durante la conferenza stampa “la mostra dell’anno”.

La mostra era aperta fino al 19 giugno 2023.
Qui trovi tutte le informazioni: https://www.palazzodiamanti.it