Quali sono le opere principali di Raffaello Sanzio? Una selezione di tre opere d’arte che descrivono il percorso del pittore… più una sorpresa finale!
Quando si dice Leonardo si pensa subito alla Gioconda, se si dice Michelangelo si pensa alla Cappella Sistina….
Scommetto però che, quando dico Raffaello, ad ognuno viene in mente un’opera diversa! Quali sono le sue opere principali?
E’ davvero impossibile trovare un’opera di Raffaello che riassuma da sola tutti i caratteri tipici di questo artista.
In questo articolo ho quindi fatto una selezione: ho voluto raccogliere le 4 opere che esemplificano di più il percorso di Raffaello e spiegano perchè sia così importante.
Anzi, in realtà le opere sono 3… più una.
N.1 Lo sposalizio della Vergine
E’ un’opera giovanile, dipinta nel 1504 a 21 anni.
Non si può parlare dello Sposalizio senza paragonarlo a quello di un altro pittore, il Perugino, un pittore già famoso e più anziano a cui il giovane Raffaello guardava.
L’episodio è raccontato nei vangeli apocrifi, e narra appunto del matrimonio tra Maria e Giuseppe.
Ai pretendenti uomini era stato dato un ramo secco, mentre quello di Giuseppe era fiorito, segno che stato scelto da Dio.
Ecco perché in entrambi i casi vediamo un uomo che spezza il ramo non fiorito.
Si può notare una prima differenza tra i due, la maggiore dinamicità e naturalezza dei personaggi raffaelleschi; inoltre il punto di osservazione è più alto, accentuando il senso di profondità.
Il Tempio nello Sposalizio della Vergine
Ma la cosa che ci colpisce maggiormente è l’edificio a pianta centrale sullo sfondo: è diventato a 16 lati invece che otto, le proporzioni sono più bilanciate e ci è permesso di vederlo per intero.
Questo fa sì che invece di essere un elegante fondale dello sposalizio, il tempio è praticamente il protagonista dell’opera.
Ed è in linea con le ultimissime invenzioni architettoniche degli ultimi decenni, come quelle del Bramante.
Raffaello era nato e cresciuto ad Urbino, aveva lavorato a Siena ma poi si era trasferito a Firenze, perché era lì che le cose emozionanti stavano succedendo. Nel 1504, quando arrivò, poté studiare le ultime opere di Leonardo e Michelangelo, pittori già molto affermati.
Risalgono a questa fase molte delle sue famose madonne con bambino e san Giovannino, tutte splendide variazioni sul tema.
L’umanità delle Madonne di Raffaello
È evidente come Raffaello abbia subito assimilato la plasticità ed il movimento di Michelangelo, l’impianto piramidale e lo sfumato da Leonardo.
Raffaello non è meno interessato alle sottigliezze, al mistero e alla psicologia di Leonardo (a cui ho dedicato un altro articolo); il suo approccio è più strutturale, l’ambientazione più solare e rasserenante.
In teoria quello che vediamo è una scena sacra, con la Madonna, Giovanni Battista Bambino che porge un cardellino, simbolo della passione, a Gesù. Ma quello che i nostri occhi percepiscono è qualcos’altro: vediamo una madre che guarda con tenerezza i suoi bambini, mentre si distrae un momento dalla lettura del suo libro.
Tutte le Madonne di Raffaello hanno questo aspetto dolce, rassicurante, pacato che trasmette molta più umanità che sacralità.
N.3 La scuola di Atene
La stanza della Segnatura
A Firenze, Raffaello, si era fatto un nome conosciuto, tanto che nel giro di pochi anni, nel 1508, venne chiamato a Roma addirittura dal Papa stesso, con un incarico molto prestigioso: affrescare le stanze della Segnatura nel Vaticano, adibita a Biblioteca.
Gli affreschi sono su tutte e quattro le pareti. Sullele grandi ci sono “La disputa del sacramento”, che raffigura i padri della chiesa e i teologi più importanti, nonché la Trinità e gli apostoli; di fronte ad essa la terza opera di questa selezione: la scuola di Atene.
Scienza nell’arte
La scuola di Atene raffigura i filosofi, i matematici e i pensatori.
Oggi li chiameremmo scienziati. Infatti i filosofi erano ovvero coloro che indagavano la realtà, che si interrogavano sui misteri del mondo e e degli esseri, così come i teologi indagavano i misteri di Dio.
A noi contemporanei la filosofia e la scienza sembrano mondi separati, ma al tempo in cui la seconda ancora non esisteva, tutto ciò che era conoscenza rientrava nell’ambito della filosofia.
La centralità del pensiero laico nel Rinascimento
Soffermatevi a considerare bene a questo aspetto.
Da un lato la “Scuola di Atene”, dall’altro la “Disputa del Sacramento”: la scienza e la teologia contrapposti. A pari importanza. E siamo dentro il Vaticano.
Questo è il Rinascimento, fatto sì da artisti illustri, ma anche da committenti illuminati.
Un secolo dopo, durante il Barocco, le cose cambieranno e la religione acquisità molta più importanza.
Notate anche questo dettaglio: la disputa del sacramento è situata all’aperto, in un’ambiente naturale, perché la natura la crea Dio.
La scuola di Atene invece è dentro una grandiosa architettura.
Le arti stanno agli esseri umani come la natura sta a Dio.
Descrivere le tante particolarità di questo affresco richiederebbe molto tempo, ma la cosa più affascinante da sottolineare è che ci sono più livelli di lettura.
Ogni personaggio è identificato con una figura storicamente esistita, come Euclide, Socrate, il matematico arabo Averroè, forse persino la filosofa Ipazia.
Ma ognuno ha il volto di una persona famosa viva all’epoca di Raffaello: Platone è il ritratto di Leonardo Da Vinci, Eraclito invece è Michelangelo.
Troviamo perfino l’autoritratto di Raffello stesso, nelle vesti del pittore greco Apelle, vicino a Zoroastro.
Lo stile
Guardiamo ora lo stile: è diverso da come Raffaello lavorava a Firenze. Nelle opere fiorentine, c’è un senso di pacatezza, di quiete. Qui, di movimento e plasticità.
Da un lato, Raffaello in questi anni sta assistendo alla realizzazione della volta della Cappella Sistina da parte di Michelangelo e ne assorbe l’energia, la potenza espressiva dei corpi.
Dall’altro, Raffaello intraprende una sua ricerca personale, e decide che non basta più identificare i personaggi tramite dei simboli o degli attributi, come per esempio Giovanni Battista che è con la pelliccia ed il bastone a croce.
Ogni personaggio deve anche compiere un gesto che lo identifichi.
Raffaello da questo momento in poi, accentua ed intensifica la gestualità dei personaggi, rendendoli eloquenti.
Per questo Platone indica in alto, verso il mondo delle idee, mentre Aristotele protende la mano verso la terra, al mondo dell’esperienza. In questo modo ci coinvolgono nella loro azione, nel loro ragionamento.
Raffaello: una rivoluzione dell’arte
Raffaello stava rivoluzionando l’arte: questa era la “maniera moderna”, come la definivano loro.
I suoi allievi, molti dei quali lavoreranno con lui a Villa Farnesina, di cui ho presentato la loggia di Amore e Psiche in un altro video, esporteranno questa maniera in tutta Italia dandone nuove interpretazioni: sarà l’epoca del manierismo.
N.4 La lettera a Papa Leone X
La quarta opera che voglio proporvi come simbolo del percorso di Raffaello… non si può “guardare”.
Ma si può leggere:
“Quanti, dico, Pontefici hanno atteso a ruinare templi antichi, statue, archi e altri edifici gloriosi! Quanta calce si è fatta di statue e d’altri ornamenti antichi! che ardirei dire che tutta questa Roma nuova che ora si vede, quanto grande ch’ella si sia, quanto bella, quanto ornata di palagi, chiese e altri edifici che la scopriamo, tutta è fabricata di calce e marmi antichi.”
Queste alcune frasi di una lettera che Raffaello, assieme al letterato Baldassarre Castiglione, ha scritto a Papa Leone X, per denunciare la rovina in cui versavano i reperti archeologici e le opere dell’antica Roma.
Raffaello, come altri suoi contemporanei, studiava queste opere e si era reso conto che non erano in rovina solo per i danni del tempo o per le invasioni barbariche, ma perché si usava prenderne i pezzi, riutilizzarli altrove come materiali da costruzione, o addirittura ridurli in calce.
Molti papi avevano contribuito a queste pratiche e perciò Raffaello chiedeva al Papa direttamente (che non dimentichiamo, era un capo politico) di proteggere le opere antiche.
Possiamo dire che Raffaello sia stato il primo ad occuparsi del tema fondamentale della conservazione dei beni culturali.
Penso che quest’opera valga tanto quanto quelle che ha dipinto e dovrebbe ricordarci anche oggi l’importanza di essere custodi delle arti che ereditiamo dal nostro passato.
Raffaello scrisse la lettera nel 1519: aveva 36 anni. Morì troppo giovane l’anno successivo. La sua influenza artistica fu tra le più durature e di impatto.
Le sue madonne così umane, la sua celebrazione dell’essere umano e della sua mente, sono temi che perfino oggi non sarebbero facili da recepire, e sono ancora profondamente innovativi.