Il macabro nelle nature morte: capolavori che non hanno solo fiori e frutti!

Se pensate che la natura morta sia semplicemente una composizione di ortaggi e fiorellini… beh… vi sbagliate.


Quest’estate ho visitato a Treviso, presso il Convento di Santa Caterina una mostra dedicata alla natura morta che ospitava 50 capolavori della collezione del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Il titolo della mostra era Natura in Posa.

Ho pensato che sarebbe stato proprio il tema giusto per una puntata di halloween: infatti quello che vedrete è abbastanza inquietante… una natura morta splatter!

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Disclaimer: le immagini che seguono potrebbero essere… forti. 

Prima di tutto bisogna precisare che la natura morta non è sempre esistita.
E’ un genere che ha avuto una sua identità da sola soltanto a partire dal seicento (avete tutti presente, immagino, le nature morte di Caravaggio come questa).

Il termine in sè è stato inventato in Francia nel settecento, ma è già dal cinquecento che compare questo gusto nel rappresentare questi piccoli oggetti di vita quotidiana, degli ortaggi, della frutta e… anche qualcosa di un po’ diverso.


I fiamminghi

Questa tendenza viene dal nord europa, in particolare dai Paesi Bassi dove si erano diffuse le scene di mercato ma anche la pittura di genere, che è quel tipo di pittura che rappresenta le persone comuni che svolgono i loro mestieri o le loro attività quotidiane; spesso questo tipo di pittura viene anche abbinato all’allegoria delle stagioni, rappresentando il mestiere che si svolgeva tradizionalmente in certi mesi.

Ed è qui che cominciano le cose macabre.
Siccome nelle rappresentazioni delle stagioni è naturale talvolta rappresentare i mestieri che si svolgevano in ogni stagione all’estate toccavano i lavori nei campi, ma d’inverno si facevano i salumi, gli insaccati e i vari tipi di lavorazione della carne.
Sono opere molto interessanti perchè ci danno una testimonianza quasi fotografica di come vivevano le persone nel cinquecento e seicento.

Troviamo anche rappresentazioni di mercati della carne e di botteghe di macellai, solo che questi lavori erano alla vista di tutti poichè erano aperte lungo la strada.
Notiamo anche un dettaglio che oggi appare molto inquietante, questo bambino sta gonfiando una… vescica!
Sta giocando con una vescica di animale come se fosse un palloncino…

Questo tipo di pittura non è confinato solo nel nord Europa, ma arriva anche in Italia, come nelle opere di Francesco Bassano, pittore del cinquecento appartenente ad una famiglia di artisti famosa per un particolare gusto naturalistico, è anch’egli nelle sue opere posiziona varie piccole nature morte.

In questo filone non è raro trovare dettagli davvero raccapriccianti, con teste di animali appoggiate su un tavolo e cesti con altri pezzi della bestia, interiora e budella appese ad asciugare, pezzi abbastanza inquietanti di animali, carcasse sanguinolente in bella vista, reni appoggiati in giro che attirano l’attenzione di gatti affamati… e altri bambini che giocano con le vesciche…

Il seicento

Nel seicento la natura morta, diventa un genere a sé, indipendente, ma non perde il suo tono macabro.
Sono infatti molto presenti le rappresentazioni di natura morta di caccia, dove meravigliosi uccelli selvatici con magnifiche piume colorate sono esposti ammassati.

Una natura morta… ammazzata, praticamente.

Queste opere vengono dalle fiandre e lì la caccia ai volatili era caratteristica della borghesia, queste rappresentazioni trasmettevano quindi un’idea di opulenza.

Memento mori

Il macabro però può avere anche un risvolto spirituale ed ecco che non vediamo più comparire solo animali morti, ma vari resti umani ed in particolare il teschio, simbolo per eccellenza della morte.

Questo accade per un motivo preciso: queste non sono soltanto delle raffigurazioni di ogetti ma sono dei “memento mori”, delle meditazioni morali che dovevano portare le persona a riflettere sulla fugacità della vita, sulle cose davvero importanti e sui valori religiosi.

In questo caso di solito ci sono anche altri simboli, anche se meno evidenti, come in quest’opera di Nocilaes Van Verendael dove una bolla di sapone sta ad indicare la fragilità dell’esistenza (la notate in alto a sinistra).
In altre opere troviamo una candela che sta per spegnersi, fiori che appassiscono, bruchi che mangiano le foglie, ma hanno tutti lo stesso significato.


Oppure questa meravigliosa natura morta di conchiglie di un anonimo pittore fiammingo; le conchiglie erano infatti oggetto di collezionismo.

Infine vorrei farvi notare come i pittori di natura morta, si soffermino spesso nel ritrarre la materialità degli oggetti: la lucentezza dei metalli, la trasparenza del vetro, la rugosità degli agrumi, trasmettendoci quindi non solo l’aspetto visivo del’arte ma anche quello tattile e persino… olfattivo.
Talvolta, infatti, davanti a queste opere ne posso quasi percepire l’odore.

Comunque per rassicurarvi, sì, ci sono anche nature morte più serene che ospitato oggetti più rassicuranti, sono molto belle quelle che hanno rappresentato curiosi strumenti musicali, oggetti di vario tipo così come anche fiori o ortaggi.

Anche in questo caso non dovete limitarvi alla superficie, soffermatevi per un momento a riflettere sulla valenza del documento storico di queste opere.
Ci permettono di vedere quali strumenti erano in uso nel seicento, come si viveva, cosa si mangiava, cosa si coltivava.

Osservate per esempio quest’opera di Jan Brueghel il Vecchio (figlio minore di Peter Brueghel il vecchio): rappresenta fedelmente ben 31 specie di fiori, un vero tesoro per gli appassionati di botanica.
Ma anche il vaso ci dice qualcosa: è infatti in porcellana cinese, e ci racconta della passione per questi oggetti nell’epoca.


L’arte non è solo bellezza

Spesso si sente dire, come se fosse una novità, una scoperta del 900, “l’arte non è solo bellezza”, è anche provocazione, qualcosa che può provocare repulsione.


In realtà non è niente di nuovo, l’arte non è mai stata solo bellezza estetica!

E con questo articolo credo di avervelo dimostrato ampiamente.