La dea Atena (Minerva) nella storia dell’arte: i capolavori degli artisti famosi che hanno dipinto ispirandosi a questa dea della mitologia greca e romana.
Scopri i significati della dea Minerva nell’arte.

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Gli ambiti di Minerva

Atena è conosciuta anche con il nome romano di Minerva.

È la dea dell’intelligenza e della razionalità, della strategia militare ed è anche la protettrice dei lavori tradizionalmente femminili, come la tessitura.

E’ anche chiamata Pallade Atena: pare che infatti Pallade fosse una ninfa, compagna di giovinezza di Atena, che la dea uccise per errore; quindi decise di assumerne il nome. Questo episodio potrebbe nascondere il subentrare di una divinità al posto di un’altra, magari locale, nelle antiche civiltà.
Curiosità: è da “Pallade” Atena che deriva il nome dell’architetto Palladio.

Minerva
Parmigianino, 1533

La nascita di Atena

Atena nacque direttamente dalla testa di Zeus, suo padre. Secondo la parte del mito meno conosciuta però egli aveva precedentemente inghiottito Metis, la dea della saggezza, che sarebbe quindi la vera madre di Atena.

Ad ogni modo a Zeus un giorno venne un gran mal di testa, così terribile da chiedere ad Efesto, il dio fabbro, di spaccargli la testa con un’ascia.

Dalla spaccatura ne uscì Atena, già vestita, adulta ed armata. Infatti Atena normalmente indossa una armatura.

Kylix attico – 550 a.c.

Iconografia

Atena, Minerva, nella storia dell’arte, è riconoscibile per alcuni tratti caratteristici. La pittrice Lavinia Fontana nel 1613, la rappresenta proprio nell’atto di vestirsi e vediamo ai suoi piedi elmo, corazza e scudo.

Questo perchè Atena è associata alla guerra, ma non tanto alla battaglia e alla forza bruta, poichè questi infatti sono gli ambiti associati al dio Ares (Marte per i romani). Più che altro, ad Atena si deve la strategia militare.

Cosa c’entra Atena con Atene?

La disputa tra Atena e Poseidone, il dio del mare

Vi siete mai accorti che la capitale della Grecia ha un nome molto simile ad una delle dee principali del suo antico Pantheon? Che relazione c’è tra Atene ed Atena? La risposta sta tutta in un ramo d’ulivo.
Un mito narra come Atena fosse in competizione con Poseidone (il dio del mare, il romano Nettuno) per dare il nome alla città.
Atena fece dono agli abitanti dell’ulivo, pianta che produce ottimo olio e legno resistente; Poseidone invece donò loro una fonte di acqua, ma era acqua salmastra… non adatta ad essere bevuta.
Secondo un’altra versione del mito Poseidone donò un cavallo; ma ad ogni modo gli abitanti preferirono il dono di Atena e da quel momento la città prese il nome dalla dea: Atene.
Questo è il motivo per cui il tempio principale della città è dedicato al Athena Parthenòs che significa Atena Vergine.

La dea Minerva: Scienza, Arte e Mitologia

Pallade ed il Centauro, Sandro Botticelli: La ragione domina i vizi

In quest’opera del Botticelli del 1485, vediamo la dea che domina un centauro.

Il centauro rappresenta la forza bruta, animalesca, dell’essere umano, che viene appunto dominato dalla ragione, incarnata dalla dea.
È un concetto molto caro al Rinascimento, che aveva riportato alla riscoperta della ragione, della centralità dell’essere umano, all’invenzione della prospettiva ed ad un grande amore per l’ordine e la matematica.

Questo spiega anche perché Paolo Veronese, nel 1550, la rappresenta tra la geometria e la matematica.

La dea Minerva: personificazione della Virtù

Andrea Mantegna: Minerva domina i vizi

Andrea Mantegna Minerva scaccia i vizi dal giardino delle virtù

Minerva è protagonista anche di un’altra allegoria che vediamo in questa opera di Andrea Mantegna molto affascinante per la fantasia e la curiosità dei dettagli.

Vediamo Minerva che sta scacciando i Vizi dal giardino delle Virtù; essi sono rappresentati come creature mostruose e deformi. Sono più bizzarre che spaventose ed alcune portano una scritta che ne rivela l’identità, come l’ignoranza, incarnata da un personaggio con la corona.
In cielo assistono alla scena le tre virtù cardinali: giustizia, fortezza e temperanza. Questo dipinto è ricco di simboli e significati nascosti e forse nelle scritte in ebraico si celano persino riferimenti alla Cabala.
Ad ogni modo il senso generale di quest’opera è chiaro: soltanto l’uso della ragione e dell’intelligenza consente di vivere con dignità e tenere la strada libera da vizi e fallacie.

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