Nella storia dell’arte, gli angeli sono dipinti molto spesso… e dopo aver letto questo articolo, correrete nei musei a controllare il colore delle loro ali!
Quando pensiamo agli angeli, spontaneamente li immaginiamo con vesti bianche ed ali bianche, eterei.
Questo perché l’iconografia odierna di questi esseri soprannaturali è stata fissata in questo modo a partire dal 18° secolo, ma in tempi meno recenti non è era così.
Vediamo dunque qual è stata l’evoluzione di questo archetipo nella storia della pittura.
Le ali sono di certo l’elemento che caratterizza maggiormente gli angeli e sarete forse sorpresi di accorgervi che per tutto il medio evo ed il primo rinascimento le ali degli angeli sono state coloratissime, variopinte, come ad esempio quelle degli angeli accanto al trono della Madonna in Maestà di Ognissanti di Giotto, del 1310.
Guariento, pittore padovano che fu allievo di Giotto, dipinse le 9 schiere angeliche per la cappella privata dei signori della città, la famiglia dei Carraresi, nella metà del 1300. Notiamo che ogni fila di piume ha una gradazione diversa di colore, è un complesso di affreschi di enorme raffinatezza.
Bellissimo ed elegante è anche l’Arcangelo Gabriele dell’annunciazione dipinta da Simone Martini nel 1333, che oltre a delle ali colorate e decorate è anche dotato di un bellissimo mantello di tessuto pregiato.
Le ali colorate di Beato Angelico
Troviamo le ali variopinte anche mentre ci addentriamo nel rinascimento. Il Beato Angelico, un frate domenicano che fu anche un geniale pittore, affrontò il tema dell’annunciazione moltissime volte tra il 1430 e il 1446, in particolare dipingendolo nelle celle dei suoi confratelli del convento dove viveva, il Convento di San Marco a Firenze, tuttora visitabile.
Possiamo vedere il suo stile cambiare nel tempo, farsi più moderno ed essenziale, assumendo criteri rinascimentali, eppure non rinuncia mai alle bellissime ali che oltre ai colori vivaci hanno talvolta anche bizzarre decorazioni.
Vi presentiamo qui tre delle sue più famose annunciazioni.
In questi anni tende però ad affiancarsi anche un’altra tradizione che poi divenne molto popolare verso la fine del secolo, ovvero le ali degli angeli sempre colorate ma a tinta unita, stavolta.
Cominciano inoltre a comparire anche dei putti di cui è visibile soltanto la testa che talvolta prende anch’essa il colore dell’ala stessa,
Un esempio lo possiamo vedere in questo battesimo di Cristo dipinto da Cima da Conegliano nel 1490, nel quale vediamo in basso gli angeli classici che assistono all’evento, tutti composti ed eleganti con ampie ali, simili per il resto a persone vere e proprie, mentre in cielo svolazzano dei putti colorati.
Arcangeli, Cherubini e Putti
In realtà, i putti con solo la testa non sono angeli normali, ma appartengono ad una “specie” particolare di angeli, quella dei cherubini e dei serafini (argomento che abbiamo approfondito in La moltiplicazione di amore), ma che intanto vediamo anche in un altro esempio, la Madonna dei Cherubini di Andrea Mantegna del 1485.
Successivamente, durante il Rinascimento, in tutta l’arte occidentale ci fu una riscoperta dei canoni dell’antichità, legata anche ad una più attenta osservazione del mondo naturale; questo portò ad una tendenza nella rappresentazione degli angeli che diventarono più ali simili a quelle degli uccelli.
Uno degli esempi più famosi è sicuramente l’annunciazione di Leonardo da Vinci, del 1475, nella quale l’angelo Gabriele sembra essere appena atterrato dal suo volo ed è sostenuto da ampie e solide ali piumate, molto naturalistiche.
Ali simili le intravediamo nell’angelo che compiange il Cristo morto di Antonello da Messina, dipinto nel 1476.
Quest’opera è un capolavoro nell’espressione del dolore e dei sentimenti umani, l’angelo piange vere lacrime.
Le ali colorate continuano ad essere usate nei secoli successivi, ma talvolta cominciano a comparire anche in versione grigia o bianca, più simili agli uccelli, come in questa drammatica opera di Caravaggio “Le sette opere di misericordia”, nella cui parte superiore due angeli che sostengono la vergine vorticano vertiginosamente, con un effetto spettacolare e teatrale, come se stessero per precipitare.
La scena è così concitata che abbiamo quasi l’impressione di sentire il rumore dello sbattere delle ali.
E c’è anche una piccola curiosità: pare che Caravaggio utilizzasse vere ali e le facesse indossare ai modelli con delle imbragature.
E le ali diventano bianche…
Il bianco per le ali divenne sempre più popolare tra fine settecento e ottocento e fu sempre scelto da artisti come, ad esempio, il Tiepolo di cui vediamo l’educazione di Maria attorno al 1730, portandolo alla nostra immaginazione come colore angelico per eccellenza.
Ed è da allora che il bianco arriva alla nostra immaginazione come il colore delle ali per eccellenza.