“L’arte è completamente inutile”

Che cosa ne pensate?

Questa frase è stata scritta da Oscar Wilde, più di un secolo fa nella prefazione del suo famosissimo racconto “il Ritratto di Dorian Gray”.
In particolare Wilde diceva:

Possiamo perdonare a un uomo l’aver fatto una cosa utile se non l’ammira. L’unica scusa per aver fatto una cosa inutile è di ammirarla intensamente.

Tutta l’arte è completamente inutile.”

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L’arte come maestra o salvifica

In effetti, l’arte sembrerebbe non avere alcuna utilità pratica e, dunque, essere appunto “inutile”.
Vediamo però cosa ne pensavano i committenti e i fruitori dei secoli passati.

Nel tempo infatti l’arte ha avuto numerose funzioni e a partire dal medioevo e per molti secoli successivi nelle chiese serviva ad insegnare le storie bibliche al popolo che molto spesso non sapeva leggere.

Per i committenti privati, o i nobili, invece l’arte serviva anche a garantirsi un posto in paradiso. Commissionavano delle chiese o delle opere per decorarle, come fece Enrico Scrovegni quando fece erigere la famosa cappella che porta il suo nome a Padova… e peraltro pare che sul suo posto in paradiso nutrisse preoccupazione, visto che proveniva da una nota famiglia di usurai.
Vediamo qui l’affresco di Giotto del 1307.

Federico Da Montefeltro
Piero della Francesca, 1465

Inoltre, attraverso i ritratti, i nobili potevano tramandare la propria memoria per secoli, ai propri eredi ad al mondo intero.
Tutti noi infatti conosciamo perfettamente Federico da Montefeltro e potremmo riconoscerlo per strada se lo incontrassimo, grazie al ritratto che gli fece Piero della Francesca attorno al 1465.
O almeno, di Federico, conosciamo il lato bello: sappiamo infatti che il lato nascosto del volto era stato sfregiato a causa di un incidente d’armi.

L’arte come portatrice di valori

Cornelia Madre dei Gracchi
Angelica Kaufmann, 1785

Nell’epoca della Rivoluzione Francese prima e dell’Età Napoleonica poi, l’arte acquisì una nuova funzione politico-educativa.

Doveva servire infatti ad istruire il cittadino, a formarlo con i nuovi valori rivoluzionari ed ecco, che l’arte andò a ripescare episodi della storia antica per adattarli al nuovo contesto storico-culturale.


Maestro in questo campo fu Jacques-Louis David, che con il giuramento degli Orazi vuole trasmettere le virtù dell’antica Roma repubblicana alla neonata republique francese.

Il giuramento degli Orazi
Jacques-Louis David, 1784
La morte di Marat
Jacques-Louis David, 1793

Vengono anche creati nuovi miti, come nel caso di Marat, assassinato da un’avversaria politica.
Il suo ritratto, drammatico, lo coglie nel momento immediatamente successivo alla morte: Marat è trasformato in martire della libertà e della rivoluzione, in una anticipazione del ruolo che la stampa avrà in un prossimo futuro.

Il ruolo nell’era moderna

Attorno al 1870, per gli impressionisti francesi, in contrasto con l’idea che andava per la maggiore, l’arte diventa semplicemente decorativa.
Non doveva avere alcun intento educativo, ma solo essere bella e fine a se stessa.
Da qui la ricerca di soggetti non impegnati quali paesaggi o la vita di tutti i giorni, la gente al parco, nei caffè parigini.

Le moulin de la Galette
Pierre-Auguste Renoir, 1876

Alla fine del 19° secolo si affermava e consolida l’idea dell’artista come profeta e che l’arte non doveva avere altro scopo che se stessa: è il concetto dell’arte per l’arte, la ricerca della bellezza per se stessa.

Ed è proprio in questo contesto che Oscar Wilde afferma: “l’arte è inutile”.
La comprensione della sua affermazione non può distaccarsi dal periodo storico in cui viene pronunciata, è infatti la consacrazione della nuova spinta dell’espressione artistica liberata dalla necessità.

L’arte sembra, dunque, avere la capacità di veicolare concetti, emozioni ma rimane qualcosa di inutile tranne che per metterci in un particolare stato d’animo come poche altre espressioni possono.

L’arte come provocazione

Ruota di bicicletta
Marchel Duchamp, 1913

Nel 1900 le cose cambiano, e le varie correnti artistiche hanno ridefinito il ruolo dell’arte nella società, a volte perfino stravolgendolo, Il come per esempio il fece il movimento DADA.
Il DADA arriva a mettere in discussione il concetto stesso di arte .

Fontana
Marcel Duchamp, 1917

Si cercava tramite essa di veicolare messaggi di vario genere, come capiterà, per esempio, con il realismo.
Lo sconcerto che proviamo di fronte all’orinatoio elevato ad opera d’arte ci mette in crisi al punto di non poter più capire cosa sia arte e cosa non lo sia.

L’arte, appunto perché è inutile, non legata alla mera sopravvivenza, ci distingue dagli animali ed è un prodotto quindi perfettamente umano.

Anche se l’arte successivamente per la maggior parte si distaccherà completamente da qualsivoglia intento edificativo, per essere, soprattutto, la manifestazione del pensiero dell’artista che la produce e restando, a volte, intrappolata dalla propria impossibilità di veicolare messaggi profondi al di là di quello scandalistico, l’arte ha sviluppato la cultura e con il suo ruolo nel mondo è una delle invenzioni più incredibili del genere umano.