Venezia, un tour virtuale attraverso l’arte.
Grazie ai capolavori di 4 grandi artisti veneziani (di nascita o adozione) Canaletto, Paolo Veronese, Pietro Longhi e Carpaccio, Salsa d’Arte vi farà scoprire una Venezia impossibile, alla Peter Pan…. è la Venezia che non c’è! Com’era Ponte di Rialto? Che Venezia si nasconde dentro Palazzo Ducale? L’arte conserva i segreti della storia e talvolta reinventa la realtà.
Tutti conoscono Venezia, e non c’è persona al mondo che non desideri mettere piede in questa città che al posto delle strade ha canali d’acqua. Oggi però vi porterò a fare un giro turistico in una Venezia diversa, un po’ alla Peter Pan….una Venezia che non c’è.
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Com’era un tempo ponte di Rialto?
Iniziamo il nostro viaggio da una meta classica: Il Ponte di Rialto.
No non questo…
Bensì… questo qui.
Ci troviamo all’interno di una tela di Vittore Carpaccio, pittore veneziano attivo verso la fine del ‘400.
Il tema dell’opera è la storia di un miracolo: un indemoniato che viene guarito da una sacra reliquia della vera croce.
Notiamo come il soggetto del quadro sia spostato nell’angolo sinistro e la scena si svolge su questo balcone, mentre il resto della tela è occupato interamente dalla città.
Ci colpisce in particolare il ponte: si tratta proprio di Ponte di Rialto così come appariva nel 1494, anno in cui fu dipinta l’opera, ovvero prima del suo rifacimento in marmo.
Si trattava di un ponte mobile, che si poteva sollevare per permettere il passaggio delle imbarcazioni più alte.
Ma anche gli altri dettagli della città sono affascinanti, in particolare in alto al centro notiamo i tipici camini di Venezia, i panni stesi, le donne che battono i tappeti, l’insegna di una locanda, il via vai di barche con la sua la gente.
È un vero viaggio nel tempo.
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Palazzo Ducale
Seconda stella a destra… ci muoviamo ora verso un’altra meta ambita dai viaggiatori, il Palazzo Ducale.
Ma entriamoci dentro e alziamo gli occhi.
Ecco che incontriamo una Venezia che non è più una città, ma è diventata una donna, accompagnata dal suo animale simbolo, il leone.
Si tratta di una personificazione di Venezia dipinta da Paolo Veronese nel 1553, con una prospettiva ardita, su uno dei riquadri del soffitto della stanza del consiglio dei Dieci.
Sopra c’è un’altra donna, anzi una dea: si tratta di Giunone, la regina degli dei, a cui ho già dedicato un video ed un articolo.
Sta versando gioielli e monete d’oro sulla Venezia-donna; si tratta dei famosi zecchini d’oro veneziani, una moneta che circolava per tutto il mediterraneo.
Piovono anche varie corone ed il copricapo che indossavano i dogi veneziani.
Veronese sta celebrando l’opulenza ed il fasto di una città che in quel periodo era al massimo del suo splendore, e lo fa utilizzando accostamenti colori puri e luminosissimi, con ombre chiare e colorate.
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Un rinoceronte a Venezia
Certamente se siete stati a Venezia nel periodo di Carnevale avete visto moltissime maschere, ma… difficilmente avrete visto un … Rinoceronte! Nella Venezia che non c’è ne incontriamo uno.
Non si tratta di un dipinto di fantasia, in quanto il pittore Pietro Longhi qui ha dipinto un rinoceronte che era stato davvero portato a Venezia come curiosità attorno al 1750.
Il Longhi è famoso per essere quasi un cronista del suo tempo, in quanto ha raccontato attraverso molti piccoli quadri degli spaccati della società veneziana del suo tempo, anche se sembrano più spezzoni di scene teatrali che di vita vera.
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Un capriccio di Canaletto
Torniamo ora verso Rialto per un’ultima sorpresa: qui tutto è sbagliato!
Anche se siamo a Venezia, saranno i vicentini a sentirsi più a casa.
Si tratta infatti di un capriccio, un termine che in pittura indica una veduta di fantasia, inventata.
È un opera di Canaletto nel 1756 e rappresenta una Venezia con edifici dell’architetto Palladio.
A sinistra vediamo Palazzo Chiericati, situato in realtà all’ingresso del centro storico di Vicenza.
A destra, la basilica palladiana, simbolo della città di Vicenza per eccellenza.
E al centro…una vera curiosità!
Quello che vediamo è il ponte di Rialto così come l’aveva progettato Palladio nel nella seconda metà del 500, nel momento in cui era in atto il concorso per il suo rifacimento del nuovo ponte.
Accadde però che in quell’occasione non fu l’architetto vicentino a vincere il concorso, bensì un altro architetto.
Canaletto ci mostra che aspetto avrebbe Venezia se fosse stato invece scelto il progetto di Palladio, in un’opera originalissima, lavorata nei minimi dettagli secondo l’abitudine del pittore.
Ecco concluso il nostro viaggio nella Venezia che non c’è… ma che fu o che sarebbe potuta essere!