Il vero significato della Primavera di Botticelli: Qual è l’interpretazione del capolavoro di Botticelli? Scopri chi sono le figure nel dipinto, cosa rappresentano le tre Grazie e perché questo capolavoro è molto più di un dipinto.
Spoiler: parla dell’anima si eleva grazie all’amore.

La Primavera di Botticelli

La Primavera di Botticelli è una delle opere simbolo del Rinascimento, non solo per la sua bellezza, ma anche per il suo significato filosofico.

In questo articolo trovi il nome di ogni singolo personaggio che compare nella Primavera e scoprirai anche come il suo significato profondo sia l’elevazione dell’anima tramite l’amore, secondo la filosofia neoplatonica

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La Primavera di Botticelli è stata dipinta nel 1478.
Il committente era il cugino di Lorenzo il Magnifico, Lorenzo de Piefrancesco de Medici, il committente anche della celeberrima “Nascita di Venere”, ed infatti erano esposte insieme nella stessa sala.

La Primavera di Botticelli

Lo stile e la Tecnica

Lo stile di Sandro Botticelli è riconoscibilissimo: linee definite e ritmiche, eleganti, colori chiari tenui con ombre poco accentuate.
I colori sono realizzati con una tecnica particolare, la “tempera magra”.

E’ un opera rinascimentale, certo, ma allo stesso tempo nega uno dei principi fondamentali del rinascimento: la prospettiva.
Vediamo infatti che non è presente la profondità.

Il vero significato della Primavera di Botticelli: il Neoplatonismo: una filosofia cristiano-pagana

Pur essendo un dipinto famosissimo non è affatto semplice da capire.
Prima di tutto dimentichiamoci un Sandro Botticelli che ha una ispirazione e inventa di sana pianta la Primavera: questo era assolutamente impensabile in quel tempo. Gli artisti seguivano un programma iconografico concordato con il committente.

Per comprendere quest’opera dobbiamo calarci nel contesto in cui è stata creata: dobbiamo entrare nella corte dei Medici.

In quegli anni la corte era frequentata da intellettuali neoplatonici: il neoplatonismo era una filosofia che riscopriva la mitologia ed il pensiero degli antichi filosofi greci e romani, dando però loro un’intepretazione nuova, integrata con il cristianesimo.

I teorici più importanti del neoplatonismo erano Marsilio Ficino, il fondatore stesso dell’Accademia Neoplatonica, Pico Della Mirandola e il poeta Poliziano, nelle cui opere troviamo diverse immagini neoplatoniche, tanto da sembrare sembrano essere il corrispettivo letterario delle opere di Botticelli.

La scena

La scena si svolge in un aranceto carico di frutti, nonostante siamo in primavera; questo perchè le arance erano il simbolo dei Medici. Forse invece si tratta del mitologico Giardino delle Esperidi dove nascevano i Pomi d’oro.

Il quadro è disseminato di fiori, tutti riconoscibili per specie, ma in questa opera qualcuno ha visto anche… le stelle.

Pare infatti che Marsilio Ficino abbia scritto una lettera a Lorenzo Di Pierfrancesco, incoraggiandolo a vivere secondo la sua personale configurazione astrale, la quale comprendeva Venere e Mercurio. Venere e Mercurio sono proprio due delle figure presenti in quest’opera, e sembrano svolgere un ruolo chiave in quanto succede.

È probabile, tuttavia, che non esista una singola interpretazione ma che ci siano vari livelli e strati di significato.

Il vero significato della Primavera di Botticelli

La lettura della Primavera

La prima cosa da sapere è che si legge da destra verso sinistra.
Ci rendiamo conto così che le figure sono disposte in un modo particolare, a gruppi, e che questi gruppi seguano un ritmo: 3 poi 1, e ancora 3 e poi 1, come una musica od in una danza.

Interessante notare come all’epoca andassero di moda questo genere di danze, che oggi chiameremmo coreografie, in cui le persone si disponevano a gruppi; questi gruppi non erano solo figure coreografiche ma rappresentavano qualcosa, come se fosse una situazione intermedia tra un ballo ed una recitazione teatrale.

Lo stesso Lorenzo il Magnifico aveva composto una di queste danze e guarda caso l’aveva intitolata Venus, dedicandola proprio a questo suo cugino Lorenzo di Pierfrancesco.

Il vero significato della Primavera di Botticelli: i personaggi

A destra: Zefiro, Clori, Flora

Il primo gruppo narra un mito greco.

Identifichiamo subito l’unico personaggio con la carnagione azzurra del quadro: è il vento Zefiro. Zefiro si è invaghito della ninfa Clori, vestita di un velo trasparente; la seduce e la rende feconda, anche se accade in modo insolito: dalla sua bocca sgorgano fiori.

Clori viene così trasformata da Zefiro in Flora, la personificazione stessa della primavera.
Se ci pensiamo è una metafora scientificamente molto aderente, infatti il vento ha un ruolo importante nello spargere i semi in questa stagione.

Quindi la seconda e la terza figura rappresentano lo stesso individuo in due fasi: la prima virginale e casta, l’altra feconda e bellissima. Flora incede con passo sicuro spargendo fiori, la sua veste stessa è fatta di fiori.

I tre personaggi non rappresentano solo se stessi, ma anche tre concetti chiave del pensiero neo-platonico: Amore/desiderio (in Platone si collega l’amore con la spinta del desiderio); Castità, che ha un significato più ampio e complesso di come la intendiamo oggi; e Bellezza, la cui contemplazione innalza l’animo. L’amore trasforma quindi la castità in bellezza.

Questo è il livello più terreno e più vicino alla natura, secondo la filosofia neoplatonica; non è spirituale, ma attenzione, sarebbe errato confonderlo con bassi istinti brutali, che non sono contemplati in questo processo di elevazione. E’ una sensualità positiva, che è perfettamente accettabile nel neoplatonismo.

Al Centro: Venere e Cupido

Il centro è dominato da Venere in abiti bianchi e rossi. È il perno attorno al quale ruota tutta la composizione.
La sua figura è evidenziata dal mirto, la sua pianta sacra, esattamente dietro di lei.

Ricordiamo che a questa Venere doveva fare da contrappunto nella stessa stanza l’altra Venere, quella della nascita (che trovate qui accanto alla nostra protagonista).

Sembra infatti che esse rappresentino le due Veneri neoplatoniche: la Venere Celeste, aulica e mistica, e la Venere Volgare o Umana, terrena e feconda. Una rappresenta l’amore celeste, l’altra l’amore umano.

Sopra di lei vediamo Eros, o Cupido, il figlio di Venere che sta scoccando una freccia alla cieca. Eppure quella freccia è molto ben direzionata: andrà a colpire esattamente la Grazia al centro del prossimo gruppo.

Anche Venere, con la mano destra sollevata, ci indica la strada verso le tre Grazie.

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A Sinistra: Le tre Grazie

Preparatevi, perchè questa parte è difficile.

Le tre Grazie della Primavera: queste figure leggiadre stanno danzando insieme e sono state interpretate come gli aspetti dell’amore: Pulchritudo (Bellezza), Chastitas (Castità) e Voluptas (Voluttà, Desiderio). Ritornano i tre concetti incontrati nel primo gruppo.

La grazia più a destra è Pulchritudo, infatti è la più decorata, con gioelli e capelli particolarmente raffinati. Quella al centro, che ci dà le spalle e sembra fare un passo indietro è Chastitas, senza gioielli e con l’acconciatura più semplice. Quella più a sinistra, che incede, quasi confrontando Chastitas, spingendola, è Voluptas. Pulchritudo media tra le due.

Amore sta scoccando la sua freccia verso Chastitas, che è quindi in procinto di compiere la sua trasformazione, diversa tuttavia da quella già vista di Clori.

Con le Grazie ci troviamo infatti ad un livello più elevato, più spirituale, dell’Universo neoplatonico. Mentre nel primo gruppo il desiderio trasforma la castità in bellezza feconda, ora è Amore, mediato dalla bellezza, che trasforma la castità (ovvero l’anima che non è ancora aperta) in desiderio e voluttà, il desiderio ardente del mondo superiore, del ricongiungimento con il divino.

Amore si esprime tramite la bellezza: umana, artistica, musicale, e risveglia l’anima e le indica la via.

Le grazie rappresentano anche (secondo Seneca) il saper dare, il saper ricevere ed il saper restituire, tre capacità indispensabili nelle relazioni e quindi nell’amore. Ma secondo il neoplatonismo, il “dare” incede da Dio; il “ricevere” è il risveglio dell’anima di fronte a questo “dare”, il flusso che emana da Dio; risveglio che si esprime con l’estasi della mistica o il fuoco sacro del poeta; ed il “restituire” è l’anima che desidera tornare a Dio ed in questo si protende verso l’alto.

Le loro mani si intrecciano, in modo allusivo, in una eterna danza di trasformazione.

Botticelli La Primavera

Margine a sinistra: Mercurio

L’ultima figura che incontriamo è Mercurio, che visivamente ci “conduce al di fuori” del quadro stesso, dove siamo guidati seguendo il suo sguardo.

Mercurio compie un gesto misterioso, sembra stia scacciando le nubi con il caduceo, il suo bastone con i serpenti, e con questo gesto ci guida verso l’alto, verso l’elevazione al cielo.

Egli infatti svolge il ruolo di messaggero degli dei e tramite tra i mondi ed è anche una figura “psicopompa“, che significa “trasportatrice di anime”, ovvero conduce i defunti nell’aldilà. Mercurio è anche collegato alla trasformazione alchemica e alla magia.

Quindi scaccia le nuvole in favore della limpidezza, trasforma, trasporta, guarda in alto: tutto sembra quindi indicare che Mercurio sia lì proprio per condurre l’anima trasformata dal desiderio e dalla bellezza verso l’alto, verso l’elevazione.

Ed in questo modo il percorso di elevazione dell’anima grazie all’amore si è concluso.

Conclusione: un viaggio mistico dell’anima, ecco il vero significato della Primavera di Botticelli

La Primavera di Sandro Botticelli non è solo un’opera sorprendente per la leggiadria delle figure, la meraviglia delle specie arboree e il senso di incanto che trasmette il suo insieme.

Ci accorgiamo che in quest’opera abbiamo viaggiato partendo dall’amore sensuale e fisico di Zefiro, Clori e Flora passando all’amore universale ed umano di Venere ed infine, danzando con le tre Grazie, siamo arrivati all’elevazione spirituale con Mercurio.

Questa… è la Primavera del Botticelli.

Mercurio Primavera Botticelli
Per approfondire: Edgar Wind – Misteri Pagani nel Rinascimento