La Gioconda, opera d’arte per eccellenza, capolavoro di Leonardo Da Vinci. La sua personalità magnetica ci ha conquistati, grazie alla sapienza di Leonardo di indagare l’animo umano. Salsa d’Arte propone un confronto con gli altri ritratti famosi del pittore per capire da dove viene il sorriso misterioso della Monna Lisa.

Sono passati 500 anni dalla scomparsa di Leonardo da Vinci, autore della Gioconda, simbolo per eccellenza dell’arte stessa.

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Ho deciso di affrontare questo tema, la Gioconda, appunto, che è l’emblema dell’arte il simbolo della pittura e della cultura.

È stata ripresa infinite volte e ne esistono mille versioni, ed è finita persino nella sigla di Salsa d’Arte!

Ma, pensiamoci bene, perché è così famosa?

Alla fine è soltanto un ritratto anche abbastanza semplice, non è come “La primavera” del Botticelli che è un’opera con molte figure e molti significati.

Perché quindi?

Il mito della Gioconda, Leonardo, la psicologia dei volti… il mistero di un volto.

Sicuramente è un’opera piena di mistero, ed il mistero principale è che non si sa chi sia con certezza la donna ritratta.

È abbastanza noto che la Gioconda, non sia.. la Gioconda, questo nome infatti deriva da qualcosa scritto dal Vasari, autore delle biografie degli artisti.
Vasari infatti aveva dichiarato che Leonardo da Vinci aveva ritratto una donna fiorentina, Monna Lisa, moglie di Francesco de Giocondo, da cui deriva il nome di Gioconda, (oppure come preferiscono gli anglofoni Monna Lisa, che sta per Madonna Lisa ed al giorno d’oggi sarebbe Signora Lisa).

Questa identificazione però non sembra stare in piedi per molti indizi, non coincidono bene i fatti, i tempi e neppure le testimonianze dei contemporanei.

Non si sa nemmeno bene in che anni sia stata dipinta, si sa soltanto che Leonardo portò con se quest’opera in Francia dove visse i gli ultimi anni della sua vita e probabilmente la ritoccò più volte nel tempo creando qualcosa di estremamente personale.

Di certo sappiamo che il ritratto non fu mai consegnato al destinatario.

Sono stati versati fiumi di inchiostro sulla vera identità della donna chiamata Gioconda, ma è davvero questo il mistero?

Se scoprissimo domani un documento che incastri definitivamente il nome e cognome di questa fuggitiva ci sentiremmo sollevati? Ci sentiremmo di averla capita?
Io credo proprio di no.

Ed il motivo è che non avremmo ancora capito perché lei ci sta guardando in quel modo.

Non riusciremmo comunque a dare un nome a quella emozione indefinibile che lei sembra esprimere.

Di fronte a quel suo sguardo enigmatico ci sentiamo confusi e spiazzati.

Sorride ma non è allegra, sembra forse più sorniona, o forse ci sta nascondendo qualcosa; la guardiamo e ci sembra di cogliere un velo di malinconia o di consapevolezza, un flusso di coscienza congelato nella pittura.

Leonardo indagatore dell’animo


In verità Leonardo è stato un grande indagatore dell’animo umano, e per capire pienamente la Gioconda dobbiamo viaggiare attraverso i suoi ritratti e scoprire come abbia cercato di cogliere tutte le sue possibili sfumature emotive.

Tra felicità e tristezza, ci sono mille gradazioni a cui non riusciamo a dare un nome ma che si esprimono in quella meraviglia della natura che è il volto umano, sempre diverso e capace di esprimere tutta l’interiorità che abbiamo dentro.

Gli altri volti

La Gioconda, Leonardo e la psicologia dei volti: i ritratti

Partiamo dalla Madonna di Benois, è una Madonna con il viso di bimba che sorride teneramente.

Il viso della Madonna Litta invece esprime serenità e pacatezza.

Il ritratto di Ginevra Benci un’austera malinconia.

Poi ci sono dei ritratti psicologicamente più complessi, come quello di Cecilia Gallerani, conosciuta anche come la Dama con l’ermellino, speranzosa, serena, leggermente sorpresa e composta.

Oppure il bellissimo ritratto di dama, intensa, passionale e quasi ombrosa.

Infine ci sono le variazioni sul tema di Sant’Anna con la Madonna ed il bambino.

Questa Sant’Anna ha il sorriso che sembrano le prove generali del sorriso della Gioconda. Sembra quasi pensare “vediamo cosa combina questo bambino”, è ironica e sorniona.

La Gioconda: Leonardo e la psicologia dei volti… riassunta in uno solo.

La Gioconda sembra contenere qualcosa di tutte queste donne, qualcosa di tutte queste sfumature.
Sfumatura è proprio la parola chiave, l’indefinitezza è la cifra stilistica di quest’opera d’arte.
Il disegno di contorno non è nitido, gli occhi non sono delineati da una linea precisa, sono appunto sfumati, indeterminati.

In questo spazio la nostra mente trova il modo di completare ciò che non vede, ed in questa operazione siamo liberi di immaginare e di lasciarci ingannare.

La sfumatura degli occhi permette anche l’effetto magico di uno sguardo che ci segue ovunque ci spostiamo ma non mettiamo mai a fuoco tutto, non ci è permesso.

Quando l’ho vista dal vivo al Louvre, non ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte alla famosa opera d’arte di cui avevo sempre sentito parlare, ma piuttosto di essere di fronte ad una persona magnetica, con una forte personalità, consapevole di essere guardata.

Credo che la Gioconda, ci metta di fronte alla meraviglia più grande di tutte: l’essere umano.
Ci parla della nostra capacità di leggerci gli uni con gli altri, e di esprimere concetti astratti, di comunicare il nostro mondo interiore.