Giunone (Hera) nella storia dell’arte: i capolavori degli artisti famosi che hanno dipinto ispirandosi a questa dea della mitologia greca e romana.

Chi di voi è geloso? A quanto pare, condividete questo tratto caratteristico con la regina dell’Olimpo!
Giunone deve far fronte ai tradimenti del marito, ma in questa storia c’entrano anche i pavoni e le galassie…
Scopriamo la dea Giunone nel mondo dell’arte attraverso la mitologia.

Chi è Giunone?

La dea Giunone, conosciuta anche con il nome greco di Hera, era la moglie di Zeus (Giove) re dell’Olimpo, e contemporaneamente una sua sorella.
Infatti erano nati entrambi dalla coppia di titani Crono e Rea.

Nell’antichità era venerata come la protettrice del matrimonio e della fecondità, ma è molto conosciuta per il suo caratteraccio: è terribilmente gelosa e vendicativa.

Nelle raffigurazioni la riconosciamo perchè è accompagnata dal suo animale simbolo, il pavone; talvolta simboleggia l’elemento naturale dell’aria.

Giove le era costantemente infedele. Si faceva infatti incantare da tutte le belle fanciulle (e fanciulli) dell’antichità e le seduceva, scatenando l’ira della moglie.

Le storie degli amori di Giove e delle vendette di Hera sono un abbondante materiale a cui i pittori hanno attinto a piene mani.

Il mito di Giove ed Io

Raccontiamo, tra i vari amori di Giove, quello per Io. Io era una sacerdotessa di Giunone, ed essendo molto bella aveva attirato le attenzioni di Giove.

Lui l’aveva sedotta trasformandosi in una nuvola, come vediamo in questo suggestivo dipinto di Correggio del 1533, in cui possiamo intravedere il volto di Giove nella nube.
Poi, per proteggere la sua giovane amante Giove decise di trasformarla in una giovenca.

Questo mito ha un ruolo particolarmente importante nell’iconografia di Giunone: infatti è in esso che compare l’animale simbolo della dea, il pavone.

Il mito di Giunone ed Argo a Villa Emo a Fanzolo

Il mito di Giove ed Io è narrato dal pittore Gian Battista Zelotti negli affreschi di Villa Emo.
ll ciclo di affreschi decora un’intera stanza della cinquecentesca Villa Emo a Fanzolo (TV). La villa stessa è molto celebre, essendo stata progettata da Andrea Palladio in persona. Gli affreschi dello Zelotti sono del 1565.

Vediamo come prosegue la storia.
Di fronte alla giovenca-Io, Giunone si accorse subito dell’inganno e chiese a Giove di regalarle l’animale.
Mise poi a sua guardia un mostro dai mille occhi, Argo, che aveva la capacità di restare sempre sveglio: per riposare, bastava che chiudesse due occhi alla volta.

Giove, però, voleva liberare Io dalla sua prigionia nel corpo animale ed inviò l’unico dio in grado di affrontare con l’astuzia Argo: Mercurio.
Mercurio utilizzò una strategia particolare: suonò dolcemente il flauto fino a far addormentare tutti e mille gli occhi di Argo… e poi lo uccise. Ad Io fu ridata la forma umana.

Ma Giunone soffrì per la perdita del suo fedele servitore: così prese tutti i suoi mille occhi e li pose sulla coda di uno splendido animale, il pavone, e ne fece il suo animale prediletto.
Ecco perché i pavoni hanno mille “occhi” sulla coda!

Giunone ed il pavone

Ecco quindi perchè nell’arte Giunone è sempre riconoscibile grazie al simbolo del pavone.

In questo affresco di Giulio Romano del 1523 che troviamo a palazzo Te, la vediamo assieme a Psiche ed appunto ha in fianco a se due pavoni.

Nell’affresco di Annibale Carracci del 1600 a Galleria Farnese, Giunone ha accanto a sé il pavone, mentre Giove l’aquila, il suo animale sacro. E’ un raro momento di serenità della coppia divina.

Giunone, arte e mitologia e… stelle.

L’origine della Via Lattea

Un’altro racconto mitologico connette Giunone con il cielo notturno, ed in particolare con l’origine della via Lattea, quella regione più chiara e luminosa che costituisce il centro della nostra galassia.

Il mito racconta che un giorno le fu presentato per allattarlo, mentre dormiva, il piccolo Ercole. Il bambino non era figlio suo, ma di Giove e… di un’altra donna (tanto per cambiare). Si trattava di una donna mortale, ma Giove desiderava fosse allattato con latte divino; ecco perché l’aveva portato al seno di Giunone.

Il piccolo Ercole, però, che non era un bimbo qualunque, strizzò così forte il seno di Giunone che il latte schizzò per tutto l’universo. Ecco perché di notte vediamo questa grande macchia luminosa e bianca nel cielo buio: è il latte di Giunone. Questa storia è incredibilmente poetica ed è anche il motivo per cui il nome della galassia è proprio “Via Lattea”.

Origine della via Lattea
Tintoretto, 1580

Conclusione: Giunone, la regina dell’Olimpo

Giunone è una dea meno rappresentata rispetto a Venere, ma la sua forza e potenza di regina dell’Olimpo traspaiono nei racconti e nei dipinti degli artisti. Inoltre, i suoi miti danno una spiegazione poetica a due elementi naturali sorprendenti e meravigliosi: la coda del pavone e la Via Lattea.