Le donne nell’arte: le disobbedienti. Le donne nell’arte sono più di quante si potrebbe pensare, ma la storia dell’arte spesso è stata ingrata con artiste e pittrici.

In questo articolo, raccontiamo 6 donne nell’arte, prendendo ispirazione da un libro, Le Disobbedienti di Elisabetta Rasy, e facendo qualche riflessione su come la società tenda ad interpretare le loro opere sempre e comunque in chiave “femminile”.

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Storia dell’arte con i buchi

Ho trovato un libro d’Arte stampato nel 1969 e sono andata a leggere l’indice degli artisti.
Vi riporto i nomi dalla lettera G: Gaugain Paul, Gentile da Fabriano, Gentileschi Orazio, Gericault Jean-Louis-Theodore…

Notate nulla? Non compare Artemisia Gentileschi.

La storia dell’arte spesso è stata ingrata con donne artiste.

Le Disobbedienti

In questo articolo ho scelto di parlare della questione “donne dell’arte” partendo dalla selezione di pittrici attuata da Elisabetta Rasy nel suo libro Le Disobbedienti. L’articolo non è una vera recensione del libro, che è comunque una lettura appassionante, ma lo spunto per parlare della percezione dell’arte creata da donne.

Il libro racconta la storia di sei pittrici, la prima delle quali è proprio Artemisia Gentileschi. Naturalmente non è esaustiva di tutto il panorama artistico femminile, ma è appunto una selezione dell’autrice.

Le pittrici scelte sono: Artemisia Gentileschi, Elisabeth Vigée Le Brun, Berthe Morisot, Suzanne Valadon, Charlotte Salomon e Frida Kahlo.

Ma quante sono davvero le donne nell’arte? In realtà molte, ma in numero sproporzionatamente minore rispetto ai loro colleghi maschi.
Accade lo stesso in tutti gli ambiti, dalla letteratura, alla scienza, alla politica. Inoltre, come abbiamo visto sopra, queste poche vengono ulteriormente sfoltite dalla storia, che spesso ha tralasciato di trasmetterne il ricordo o le ha relegate ad una realtà di secondo piano.

E se ci pensiamo davvero è abbastanza strano, perché, quando una donna nella storia si è occupata di uno di questi ambiti, non lo fa diversamente da come lo farebbe un uomo.

Per esempio, Elisabetta I d’Inghilterra non ha governato in modo diverso da come avrebbe fatto un re.
Eppure nella percezione generale di un tempo, ma anche di oggi, il lavoro femminile ha qualcosa che lo rende eccezionale, nel senso che sembra un’eccezione alla regola, come se quella particolare donna avesse un talento miracoloso che solitamente è precluso alle altre del suo genere.

Oggi per fortuna le cose sono cambiate, ma talvolta permane nella percezione comune del fenomeno una specie di filtro, che ci fa percepire le opere d’arte di queste donne pittrici come qualcosa di diverso dalla normalità. E questo fa sì che si parli del loro lavoro quando si parla “delle donne”, e non dell’arte in generale.

Confrontiamo le opere di uomini e donne nell’arte

Facciamo un gioco: proviamo a mettere a confronto dei dipinti: provate ad indovinare quale è stato dipinto da una donna e quale da un uomo. A meno che non conosciamo già l’autore, non possiamo distinguere quali siano di mano di una donna e quale di un uomo, non ci sono dei criteri.
(Vi darò la soluzione in fondo all’articolo.)

Noterete che è davvero impossibile distinguere quali siano di mano di una donna pittrice o di un uomo pittore, non ci sono dei criteri. Eppure quando si parla di queste opere o di queste artiste si punta molto sul fatto che siano femminili.

N.1

N.2

N.3

N.4

Le donne nell’arte: pittrici delicate?

Berthe Morisot

Per esempio, Berthe Morisot è spesso presentata come “la donna tra gli impressionisti“, e non semplicemente come un’impressionista.
Inoltre spesso vengono sottolineati gli aspetti, per cosi dire, tipicamente femminili della sue opere, come la leggiadria, le scene intime e familiari, i ritratti femminili delicati… che però in realtà sono tratti comuni a tutti gli impressionisti.

Le donne nell’arte: c’entra sempre la maternità?

Artemisia Gentileschi

Di Artemisia Gentileschi ho sentito, in un documentario, un’interpretazione davvero fantasiosa della sua opera più celebre, Giuditta che uccide Oloferne.

L’opera narra un famoso episodio biblico, spesso rappresentato nella storia dell’arte, nel quale Giuditta seduce ed ubriaca il malvagio Oloferne, per poi ucciderlo e liberare il popolo ebraico. Giuditta ne produce una scena così cruenta che quasi facciamo fatica a guardarla.

Eppure questo documentario descriveva questa scena non come una scena di morte, ma come di una scena di parto e di nascita, perché, secondo questa interpretazione, le braccia di Oloferne somiglierebbero a delle gambe, mentre il sangue che scorre sarebbe quello per parto.…
Ma… perchè?!

Perchè dobbiamo introdurre nelle opere delle pittrici delle interpretazioni che per forza hanno a che fare con la femminilità?
Nelle opere degli uomini non stiamo tutto il tempo a cercare elementi che sottolineino la loro virilità del pittore.
E non lo facciamo perché semplicemente non c’è; non è un elemento costitutivo dell’opera.

Frida Khalo oggi è molto più conosciuta di suo marito Diego Rivera, al tempo pittore più molto più affermato di lei. In questo articolo spiego perchè.

Le donne nell’arte: l’aspetto fisico della pittrice

Frida Kahlo

A volte invece filtriamo, quasi censuriamo, la produzione di una pittrice, in modo che risponda ai nostri gusti.
Frida Kahlo va molto di moda negli ultimi anni ed è stata presa quasi come un’icona del femminismo. Purtroppo spesso in modo molto superficiale.

Infatti ci concentriamo molto sui suoi famosi autoritratti, quelli più colorati con pappagallini e fiori, piuttosto che sulle opere piene di dolore che costituiscono il corpus principale della sua produzione.

Addirittura, spesso non ci focalizziamo nemmeno sulle sue opere d’arte ma sulle fotografie che la ritraggono. E questo lo riscontriamo moltissimo nelle mostre d’arte, nelle riproduzioni e nel merchandising.

Concentrando l’attenzione sul suo aspetto fisico e la sua personalità dimentichiamo l’essenza, ovvero la sua arte, che spesso è drammatica e scioccante.

Artemisia Gentileschi in un autoritratto

Le donne nell’arte: nascere pittrici

Le donne nell’arte: le disobbedienti avevano un’arma in più?

Spesso, anche se non sempre, queste donne avevano qualcosa che alle altre mancava, ovvero: essere cresciute in un ambiente artistico, figlie di pittori, ed avere qualcuno che credeva in loro.

Artemisia Gentileschi era figlia del pittore Orazio Gentileschi, che riconobbe come rispetto ai fratelli lei fosse molto più dotata.

Crescere già avvezze ai colori, alle tecniche, ai materiali permetteva loro sin dalla giovane età sperimentare e far emergere il loro talento.
E permetteva di avere i contatti giusti.

Elisabeth Vigée Le Brun

Elisabeth Vigée Le Brun ebbe l’appoggio dalla famiglia prima, dal marito commerciante d’arte poi, ma lei seppe trovarsi successivamente un appoggio molto più autorevole. Infatti divenne la pittrice ufficiale di Maria Antonietta, regina di Francia, che andava davvero pazza per lei.

Charlotte Salomon

Charlotte Salomon proveniva da una famiglia imbevuta di alta cultura, la sua matrigna era una
cantante lirica.

Donne nell’arte: pittrici a tutti i costi

Susanne Valadon

Ma c’era anche chi partiva senza queste basi, come Susanne Valadon.

Figlia di una donna povera, intraprese la sua scalata sociale ed artistica completamente con le sue forze, vivendo una vita da vera bohemiénne, totalmente libera e spregiudicata.
Passò da essere la modella di, artisti famosi ad essere pittrice lei stessa.

Le donne nell’arte, le disobbedienti e l’asprezza della vita

Appoggio o no, la vita di queste donne pittrici è stata davvero difficile.
Hanno lottato contro enormi pregiudizi nel loro tempo, ed anche contro i limiti che la società imponeva loro: per esempio, per larga parte della storia non potevano disporre di modelli maschi nudi e quindi non potevano produrre opere come la “Creazione di Adamo” di Michelangelo.

In più, spesso, ci si metteva anche la vita.
Artemisia fu processata per aver subito una violenza.
Sì… avete capito bene, fu violentata e per questo processata: per questo oggi Artemisia è un simbolo della lotta alla violenza sulle donne.

Susanne Valadon, come accennavo prima, crebbe in totale povertà.

Charlotte Salomon nella sua brevissima vita ha sopportato il suicidio di tre donne della sua famiglia, la nonna, la madre e la zia; ebrea tedesca morì poi in un campo di concentramento a 23 anni, incinta di pochi mesi.

Charlotte Salomon, illustrazione dalla sua opera letterario/figurativa “Vita o Teatro?”

Pittrici nella storia dell’Arte con A maiuscola

Questi sono gli autoritratti delle sei pittrici di cui abbiamo parlato in questo articolo: questo è stato un approfondimento sulla percezione delle donne nell’arte, prendendo come esempio queste sei pittrici; perciò è sensato conoscerne il volto, leggere le loro storie e comprendere la loro vita eccezionale e disobbediente.

Ma è ancora più importante iniziare a includerle nella storia dell’Arte con la “A maiuscola” e non nella storia dell’arte femminile.

Questo perché sono artiste e pittrici a pieno titolo e ciò che ci consegnano sono le loro opere, che dobbiamo guardare con occhi liberi.

La soluzione all’indovinello…

Suzanne Valadon
Henri Matisse
Eduard Degas
Berthe Morisot
Elizabeh Vigèè Le Brun
Jacques Louis David
Charlotte Salomon
Ernst Ludwig Kirchner

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