Diana: arte e mitologia della misteriosa dea della luna e della caccia. In questo articolo scoprirete il mito di Diana e Atteone dipinto da molti artisti, tra cui Parmigianino, in un ciclo di affreschi che nasconde dei segreti dell’alchimia!

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Iconografia della dea Diana

Artemide è conosciuta anche con il nome romano di Diana. 
Viene spesso raffigurata mentre guida il carro della luna, mentre suo fratello gemello Apollo guida il caro del sole.

Li vediamo in questa veste in un affresco del 1528 che decora il soffitto di una delle stanze di Palazzo Te a Mantova, la residenza di svago realizzata per il signore della città Francesco II Gonzaga da Giulio Romano, importante artista, allievo di Raffaello.
Il dipinto ci sorprende con questa visione molto dinamica e molto azzardata da sotto in su e fu realizzato da Giulio Romano assieme al suo collaboratore Primaticcio.

Diana e Apollo sono entrambi figli del capo degli dei, Zeus, e di una divinità minore, Leto.

Gli affreschi di Palazzo Te: scopri la sala di Amore e Psiche in quest’altro articolo!

La dea cacciatrice

Camera della Badessa, Correggio 1519

Artemide è una delle tre dee vergini del pantheon greco, assieme ad Estia ed Atena.
Nell’antichità era la protettrice delle ragazze giovani, ma è soprattutto famosa per essere la dea cacciatrice.
Per questo la si vede sempre armata di arco e frecce, come nel bellissimo affresco del 1519 in cui la dea è dipinta sul camino della camera della Badessa del convento di San Paolo a Parma una delle opere più famose del pittore Correggio.

E’ a decorazione per la bellissima camera della badessa Giovanna Piacenza nel monastero di San Paolo a Parma.

Il soffitto della stessa stanza è affrescato con un finto pergolato che si staglia contro il cielo, popolato di amorini.
Tenete a mente questo dettaglio! Lo riprenderemo a breve.

Diana, arte e mitologia: Il mito di Diana ed Atteone nell’arte

Diana e Atteone di Tiziano

Oggi si parla molto della privacy.. questo tema era molto caro anche ad una dea dell’antichità! A Diana infatti non andava affatto di essere spiata mentre faceva il bagno. Le conseguenze potevano essere disastrose… come ha scoperto Atteone.

Secondo la mitologia, Artemide vive nelle radure selvagge assieme alle sue compagne ninfe.  
È un club esclusivamente femminile e gli uomini devono fare molta attenzione a non intromettersi…
Lo racconta un mito molto popolare nell’arte, quello di Diana e Atteone.

La storia racconta che Atteone, un cacciatore, incappò per sbaglio nella dea nuda che si faceva il bagno.
Diana per vendicarsi lo trasformò in un cervo e per questo fu sbranato dai suoi stessi cani: una fine terribile.

In questa tela del 1556 di Tiziano, vediamo Atteone mentre solleva un drappo, scoprendo la dea.

L’ambientazione è molto suggestiva, le ninfe sono seduta su quella che sembra essere una fontana scolpita, forse si tratta di antiche rovine abbandonate.
Diana è aiutata da una ninfa dalla pelle nera: questo è stato interpretato come un simbolo del lato in ombra e in luce della luna, l’alternanza del ciclo lunare.

Gli affreschi di Parmigianino a Fontanellato

Al tema di Diana e Atteone è dedicato il ciclo di affreschi di Parmigianino al Castello di Fontanellato, vicino a Parma. Si tratta di una piccola stanza completamente affrescata (pareti e soffitto). Parmigianino ci lavorò nel 1529 su commissione dei conti Galeazzo Sanvitale e sua moglie Paola Gonzaga.

Il ciclo è chiaramente ispirato alla camera della badessa che abbiamo visto poco fa: vedete come Parmigianino abbia ripreso l’idea del pergolato verdeggiante popolato di amorini: l’atmosfera e i colori sono gli stessi.
Forse questa stanza era una stufetta, ovvero il bagno privato della contessa; ciò sarebbe in relazione al tema del bagno di Diana.

Questo ciclo di affreschi è colmo di dettagli misteriosi, infatti ne sono state date molte interpretazioni.


Atteone ha un aspetto stranamente femminile, due donne sembrano legate da un amore saffico, un putto ha uno sguardo molto intenso verso di noi.

Una di queste interpretazioni vede, come chiave di lettura, una disgrazia familiare, ovvero la morte precocissima di un figlio dei conti Sanvitale. In questo caso protagonista del ciclo di affreschi sarebbe il destino, spesso ingiusto ed incomprensibile agli esseri umani.

Ma altri invece hanno messo in relazione questi affreschi con l’alchimia, pare infatti che Parmigianino avesse un serio interesse in questa discipina.