10 film che copiano opere d’arte famose

Dieci film, undici opere d’arte dipinti da artisti famosi. Il cinema talvolta si ispira alle opere d’arte per alcune scene. Salsa d’arte in questa puntata vi mostrerà le scene dei film e le opere una accanto all’altra: le somiglianze possono essere davvero spettacolari!

Partiremo da dieci scene e giocheremo alla caccia all’opera d’arte. Guardate il video e non dimenticate di fermarlo ogni volta per indovinare voi l’opera d’arte citata. Carta e penna e scrivete i risultati!
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Dieci film che si ispirano ad opere d’arte famose

In questo articolo faremo una vera Salsa d’Arte, mescoleremo l’arte pittorica, di cui abbiamo parlato spesso e la settima arte: il cinema!

Spesso accade che alcuni film si ispirino ad opere d’arte famose per alcune scene e talvolta i risultati sono davvero spettacolari. Ho scelto 10 film che copiano opere d’arte famose, ma non film che parlano di arte (se no è troppo facile!) ma che citano dei capolavori dei grandi artisti in… incognito!

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1/ Psycho

Vediamo questo villino… è il villino dove vive un’assassino psicopatico dalla doppia personalità: l’avete riconosciuto?

E’ il villino di Psyco!

E’ praticamente identico a quello dipinto da un’autore novecentesco…. capace di rendere inquietanti anche le scene inanimate.
Avete capito di che opera si tratta?

È la “Casa lungo la ferrovia”, del 1925 di Hopper, e come vedete è perfettamente identico al film.
Hopper ha ritratto con grande realismo l’America della grande depressione.
Questo villino solitario non è solo una casa, sembra trasudare personalità.
Non ci sono elementi umani, abiti o fiori, come elementi del paesaggio e questo accentua l’isolamento. Le ombre taglienti invece di rivelare una giornata di sole calda e serena sembrano impietose e fredde.
Ed infine alcune serrande alzate danno la fastidiosa sensazione di essere osservati dall’interno.

2/ Il quinto elemento

Nel film “Il quinto elemento” di Luc Besson la ragazza, Leeloo, indossa solo di una strana fasciatura.


Questo dettaglio che sembra insignificante dal punto di vista della narrazione eppure anche questo cita un’opera famosa.

“La colonna rotta” di Frida Khalo.
In questo autoritratto Frida dipinge se stessa mentre indossa il busto che doveva portare a causa di un grave incidente subito in giovane età, di cui ho parlato meglio questo articolo.
La sua spina dorsale viene rappresentata come una colonna spezzata.
La forza e determinazione di Frida possono aver ispirato questo dettaglio della citazione nel film, nel quale la protagonista aveva caratteristiche simili.

3/ A proposito di Schmidt

In “About Schmidt” o “A proposito di Schmidt” di Alexandre Payne, vediamo il protagonista morto nella vasca da bagno, con un braccio che pende fuori dalla vasca.

Questa è una citazione famosissima, non solo per la posizione ma proprio per l’elemento della vasca da bagno.
Quale personaggio storico è stato immortalato assassinato proprio nella sua vasca da bagno?

Ovviamente Marat, martire della rivoluzione francese, immortalato dalla mano di Jacques Louis David nella celebre opera “morte di Marat” del 1793 (di cui abbiamo parlato in un altro articolo).
Marat fu ucciso da un’avversaria politica, Charlotte Corday, contraria agli eccessi scaturiti dalla rivoluzione, che su a sua volta arrestata e ghigliottinata per questo quattro giorni dopo il fatto.
Marat soffriva di psoriasi, una malattia della pelle, e passava molto tempo a fare dei bagni curativi, ecco perché si trovava nella vasca nel momento in cui fu accoltellato. (Pensate che questa è un’epoca in cui perfino i regnanti facevano il bagno pochissime volte all’anno).

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4/ Arancia meccanica

Passiamo a questa scena di “Arancia Meccanica” di Kubrik, un film che mi ha terrorizzata e che ho visto una volta sola parecchio tempo fa.
Siamo all’interno di una prigione ed anche in questo caso la citazione è molto precisa.

Quale pittore alla fine dell’ottocento era attento agli emarginati della società e li dipingeva con pennellate forti e corpose?

Se avete seguito Salsa d’Arte lo sapete sicuramente di chi sto parlando.
E la risposta è…. Van Gogh, ed il dipinto è “La Ronda dei Carcerati” del 1890.


Nell’immagine di Van Gogh, a differenza del film, il cielo ci è negato da queste pareti altissime che ci danno un senso di claustrofobia.
Nel film di Kubrick l’angoscia e l’oppressione permangono attraverso l’uso di una prospettiva centrale esasperata, un tratto tipico del regista.
Ma Van Gogh, in realtà, non è mai stato in un carcere.
Il pittore ha a sua volta copiato l’opera di un altro artista, una incisione di Gustave Doré, illustratore dell’ottocento celeberrimo per le sue incisioni sulla Divina Commedia, “Newgate: The Exercise Yard” del 1872.

Van Gogh ha copiato l’opera durante il suo soggiorno al manicomio di Saint Remy, ed è evidente che la scelta non sia casuale, infatti probabilmente si
sentiva lui stesso prigioniero, non tanto dall’ospedale, di cui ci ha lasciato immagini anche positive, ma forse dalla sua stessa malattia.

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5/ The end of violence

In “The end of violence” di Win Wenders, incontriamo un bar all’angolo di una strada notturna, silenzioso ed illuminato soltanto dalle luci interne, in contrasto con la strada deserta e buia.

Questo bar è ripreso esattamente dall’opera di un autore che abbiamo già citato in questa puntata.

Si tratta dell’opera forse più celebre di Hopper, “The nighthawks”, “I nottambuli” anche se la traduzione corretta sarebbe “I falchi della notte, del 1942.
Anche se non c’è nulla di strano o grottesco ci trasmette un’inquietudine profonda, un senso di solitudine estrema.
Questo avviene poichè i personaggi sembrano non comunicare gli uni con gli altri, ma ognuno è raffigurato immerso nei propri pensieri.
Persino gli oggetti ci danno questo senso di incomunicabilità è tutto troppo ordinato e preciso per essere accogliente ma tuttavia questo bar seppure desolato ci consola rispetto al vuoto della strada.

6/ Melancholia

L’immagine più famosa del film “Melancholia” di Lars Von Trier, da cui è tratta anche la locandina, rappresenta una donna che fluttua in un’acqua stagnante tra ninfee e piante acquatiche, trasmettendoci uno strano contrasto tra la purezza di lei e l’acqua torbida.

L’inquadratura in questo caso è un po’ diversa da quella dell’opera ma sicuramente alcuni di voi avranno già indovinato che si tratta della “Morte di Ophelia”, dipinta dal pittore preraffaelita John Everett Millais nel 1852.

Non a caso, infatti il film cita più volte l’opera di Shakespere da cui è tratto l’episodio della morte di Ophelia, fidanzata di Amleto, che pazza di dolore, si era annegata nel fiume.

7/ The Truman Show

Dalle linee sinuose della vegetazione alla quelle delal geometria surreale di questa immagine di grande impatto in “The Truman Show” di Peter Weir.
Qui non si può nemmeno parlare di un’opera unica, ma di una cifra stilistica di un pittore particolare.

La scena è bellissima, una barca infilza il cielo, che si scopre essere finto.
Accanto, c’è una scala, e di là il mondo reale, che il protagonista non ha mai visto.

L’ispirazione per questa scena è Magritte, che ha fatto del cielo azzurro con le nuvolette bianche la sua firma più riconosciuta, qui vediamo “alta società” del 1962.

E questo cielo azzurro è spesso illusorio, si trova all’interno di una stanza e non capiamo veramente se sia reale o no, perciò è una citazione particolarmente azzeccata in questo film.

Oggetti Personali
Magritte, 1952

In particolare però questo il film sembra citare, con la sua scala, un’opera in particolare di Magritte, che è “L’architettura al chiaro di luna”, del 1956.

8/ Il signore degli anelli

Tra i 10 film che si ispirano ad opere d’arte non può mancare un fantasy. In questa scena della trilogia del “Signore degli anelli” Gandalf il bianco corre verso la città di Gondor.
Questa città ci colpisce per la sua struttura molto particolare, costruita ad anelli concentrici sovrapposti, tutta di pietra.
Ma dove abbiamo già visto questa città?

E’ estremamente simile a quest’opera famosissima di Peter Bruegel il Vecchio del 1563 che rappresenta la costruzione della torre di Babele.
Peter Bruegel era un pittore olandese, eccellente nel rappresentare in modo vivace e con gusto narrativo la vita del popolo.
In effetti il dipinto è molto interessante per i dettagli, uomini al lavoro, impalcature, scale, e vediamo anche parti di roccia viva.
La babele di Bruegel si erge potentemente ed inaspettata dal paesaggio circostante, proprio come la città di Gondor nel film.

9/ Avatar

Se avete visto “Avatar”, di James Cameron, ditemi se non avete desiderato volare tra le isole fluttuanti del pianeta Pandora.
Io certamente sì!
È una scena di forte impatto.

Ma anche queste isole fluttuanti sono copiate da un quadro famoso, di un pittore che dipinge cose reali in modo…. oltre la realtà: surreale.
Si tratta di nuovo di Magritte colui di cui stiamo parlando: l’opera “Il castello dei Pirenei”, del 1959, rappresenta proprio un’isola fluttuante.

E, forse, a sua volta, Magritte si è a sua volta ispirato all’isola volante di Laputa de “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift scritta nel 1726.

10/ Marie Antoinette

L’ultimo dei 10 film che copiano opere d’arte è “Marie Antoinette”, di Sophie Coppola, in cui troviamo addirittura due citazioni.
Il generale, di cui la regina è innamorata, è raffigurato per un attimo a cavallo, mentre l’animale s’impenna, abbigliato di un vistoso mantello rosso, stagliandosi su un fondo grigio.

Anche in questo caso la citazione è molto evidente: si tratta di “Napoleone che valica il San Bernardo sulle Alpi” dipinta da Jaques Luis David, di cui abbiamo già parlato nel caso della morte di Marat.

Abbiamo la stessa scena e gli stessi colori.
Di quest’opera, per la cronaca, ne esistono ben 5 versioni, anche con il mantello dorato, dipinte tra il 1801 e il 1803.
È un’opera altamente celebrativa che esalta le doti di condottiero di Napoleone, paragonandolo ad altri grandi del passato.
Infatti sulla roccia ci sono anche le “firme”, diciamo così, di altri che nel passato valicarono le Alpi: Annibale e Carlo Magno.
In questo caso però ho voluto fare un bis: nel film c’è anche una citazione un po’ più sottile e meno evidente che richiama tantissimo uno dei miei pittori preferiti, il Giorgione.
Nella scena in cui Marie Antoinette recita nel suo teatro privato.

Vediamo una scenografia di una finta foresta, ed un uomo con un’asta: Ricorda molto “La tempesta” di Giorgione!

Bene, oggi abbiamo parlato di cinema, speriamo di avervi sorpresi con queste somiglianze, e se ne avete trovate altre venite nel mio canale youtube e scriveteli nei commenti al video!