Vittore Carpaccio e la porta misteriosa: due opere che coincidono come pezzi di un puzzle; delle lettere dipinte a trompe l’oeil; preziosi tessuti e “fotografie” di molti secoli fa! Scopri Venezia attraverso lo sguardo osservatore di uno dei pittori più originali del Rinascimento veneziano.

Ho visitato la mostra: Carpaccio – dipinti e disegni a Palazzo Ducale, Venezia.

Guarda il video!

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Sono andata a Venezia, a Palazzo Ducale: personalmente, aspettavo questo momento da moltissimo tempo! Infatti, sono state temporaneamente riunite le due parti dell’unica opera di Carpaccio “Le due dame” e “La caccia in Laguna”.
Se non sapete di cosa sto parlando, continuate a leggere questo articolo e guardate il video della mia visita alla mostra dedicata al pittore veneziano Vittore Carpaccio, che si tiene fino al 18 giugno 2023 negli appartamenti del doge.

Capitolo 1. Carpaccio e la porta Misteriosa:
Dipinti che combaciano

Carpaccio e l’opera riunita

L’opera di Carpaccio si trova solitamente divisa in due parti opposte del globo: Le due dame si trovano qui, a Venezia, mentre la parte della Caccia in laguna si trova al Getty Museum di Los Angeles. Infatti, a causa di un destino crudele, l’opera ad un certo punto della sua storia è stata tagliata e venduta separatamente.

Ad un certo punto, però, gli studiosi si sono accorti che le due parti coincidevano perfettamente. Infatti il giglio che vediamo sbucare sulla laguna e che sembra essere fuori luogo, è esattamente la continuazione del vaso che si trova sulla balaustra delle due dame.

Che cosa rappresenta quest’opera? Non ne siamo sicuri. Nell’Ottocento John Ruskin aveva interpretato la parte sottostante come due cortigiane, ma in realtà si tratta di due nobildonne sposate.
L’opera è ricca di simboli legati al matrimonio, come le colombe e la pianta di mirto, entrambi associati alla dea Venere. Anche le arance (dono alle spose) e i cani presenti nell’opera rappresentano il matrimonio e la fedeltà.

Carpaccio: Le due Dame

Carpaccio è amato per la sua capacità di raccontare i dettagli della vita quotidiana. Nei suoi dipinti, possiamo osservare le maniche aperte e legate per far emergere la camicia sottostante, così come il meraviglioso dettaglio dei sandali con zeppa alta, all’ultima moda nella Venezia del Quattrocento! Questi dettagli ci permettono di sbirciare nella moda e nelle usanze dell’epoca.

Carpaccio: La caccia in laguna

La porzione in alto dell’opera è quasi una fotografia ante litteram. Siamo abituati a vedere moltissime opere che rappresentano i grandi monumenti della città di Venezia. Molto meno spesso, invece, vediamo la laguna nella sua semplicità.

Vediamo dei gentiluomini, tra cui verosimilmente ci sono i mariti delle due dame, che stanno andando a caccia in piedi su delle barche. È una scena piena di dettagli meravigliosi e naturalistici. Bellissimo lo stormo di anatre che vola in formazione!

Altri mondi

Carpaccio è uno degli autori che amo di più proprio per la sua capacità di raccontare i dettagli della vita quotidiana. Come sapete, ciò che mi intriga di più dell’arte non è tanto la bellezza o il genio degli artisti, ma la capacità di farci intravedere altri mondi, talvolta immaginari, talvolta reali.

E nel caso siano reali, come abbiamo visto nella caccia in laguna, l’arte funziona come una macchina del tempo, facendoci sbirciare in un mondo che non c’è più.

Carpaccio, la porta misteriosa spiegata

Incontriamo ora Andrea Bellieni, curatore della mostra che stiamo visitando.

Valeria Franco: Queste dame stanno in realtà guardando qualcosa. Ma che cosa stanno guardando?

Andrea Bellieno: Purtroppo purtroppo non lo sappiamo. La loro attenzione è attratta da un qualcosa fuori campo.
Sappiamo che certamente il dipinto continua sul lato sinistro; anzi, non era un dipinto ma un’anta di una porta a soffietto, composta appunto da due ante che si aprono a “V”.

VF: Quindi non è un… “quadro da appendere”! Questa è una porta!

AB: È una porta e una chiusura a soffietto tra due tra due ambienti, probabilmente un studiolo, un raffinato studiolo umanistico.

VF: Il cane sta tenendo la zampa su una lettera tipico cartiglio della firma dell’autore, ma non è l’unica lettera presente in questo quadro, non è vero?

AB: Sì! Le altre le dovremo andare a cercare sul retro del “La caccia in laguna”. È un altro dei grandi misteri di questo oggetto strano che non è un dipinto ma appunto una porta.
Con la porta chiusa, si potevano vedere delle finte lettere dipinte a trompe-l’oeil.

Un tratto caratteristico in una in quella centrale, si legge: “Mocenigo” (il nome di una importante famiglia veneziana).
Si vedono anche molto bene le cerniere che servivano a incardinare l’anta sul lato destro, a tenervi legata l’altra anta a soffietto. Guardiamo nelle nostre soffitte… se qualcuno trova l’anta mancante, ce lo faccia sapere!

Capitolo 2. Carpaccio e la porta misteriosa:
Vittore Carpaccio nel suo tempo

Le due cose che dovete sapere su Carpaccio

Ci sono due cose che dovete sapere principalmente su Carpaccio.

La prima è che non lasciò mai Venezia, visse qui per tutta la vita e si spostò pochissimo. Perciò, quando doveva raffigurare luoghi che non fossero Venezia, un po’ si affidava a disegni di altri e… un po’ se li inventava. Perciò tutte le sue città assomigliano a delle Venezie fantastiche.

Partenza di Celce da Alcione 1498 / 1503 circa olio su tavola

La seconda è che Carpaccio è un abile narratore di storie. Per questo è stato spesso scelto per dei cicli pittorici, ovvero delle storie, per così dire, “a puntate” su varie tele.

Queste opere andrebbero comprese come parti di un intero, ma purtroppo molto spesso sono state vendute separatamente e divise perciò tra musei diversi. Un altro merito che ha questa mostra è di aver riunito integralmente il ciclo della Scuola degli Albanesi, che rappresenta le Storie di Maria.

Carpaccio: La scuola degli albanesi

Nell’opera che rappresenta la nascita di Maria, possiamo sbirciare in un interno domestico elegante, pulito e ordinato.

C’è un letto incassato a muro con la madre di Maria, pertanto riconosciamo in essa Sant’Anna. La scena è attualizzata al ‘400 perciò scorgiamo moltissimi dettagli deliziosi di vita domestica: la balia che si prende cura della bambina e la prepara per il bagno nella tinozza, una piccola natura morta su di una mensola, una scritta in ebraico che serve a contestualizzare l’episodio, un’infilata di porte con delle domestiche che si occupano di varie faccende.
Ci sono anche dei coniglietti, probabile simbolo di fertilità.

Osserva le ali dell’angelo nell’annunciazione di Carpaccio: sono coloratissime! Scopri di più sulle ali colorate: Ma di che colore sono le ali degli angeli?

Le scuole veneziane

Abbiamo parlato di scuola degli albanesi, soffermiamoci quindi ad approfondire un momento il concetto di scuola, dato che Carpaccio ha realizzato anche altri cicli pittorici per le scuole di Venezia. Dovete sapere che queste scuole non sono “scuole” come le intendiamo noi oggi.

Le scuole veneziane erano delle istituzioni particolari, una specie di incrocio tra un’associazione, un centro culturale e di preghiera e un luogo di supporto reciproco.

Ci si associava per comunanza di mestiere, per provenienza geografica, oppure anche in caso di altri interessi comuni. Per esempio, c’era persino la scuola per gli zoppi e quella dei ciechi!

Degno di nota il fatto che anche le donne potessero partecipare a queste scuole. Erano una realtà davvero complessa ed interessante. Ed ognuna aveva un suo santo di riferimento.

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I disegni di Carpaccio

Carpaccio è un grande disegnatore. Tra tutti gli artisti della sua epoca, è quello che ci ha lasciato il corpus di disegni più numeroso, spiega Bellieni.

Usava il disegno in maniera funzionale a dipingere, ovvero come schizzi preparatori, però noi oggi possiamo guardare ai suoi disegni quasi come opere d’arte in tutto e per tutto.

Non possiamo non essere attratti da una certa “tensione creativa” che trapela dai disegni e che manca nei dipinti, rifiniti e pacati.

I disegni ci permettono anche di ricostruire opere dipinte che magari sono scomparse. È il caso di un disegno che ci permette di ricostruire un prezioso dipinto andato perduto in un incendio di Palazzo Ducale nel 1587.

Capitolo 3. Carpaccio e la porta misteriosa:
Doge e leone alato, le icone di Venezia

Il mantello del doge

Il ritratto del doge Leonardo Loredan ci colpisce per la sensazione quasi tattile del suo lussuoso mantello. La capacità di Carpaccio di rendere i riflessi luminosi del filo d’oro ci restituisce la preziosità di questo mantello che doveva essere realizzato in uno dei tessuti più più fastosi che fossero disponibili sul mercato.

Un dettaglio “fotografico” da non perdere: sullo sfondo, attraverso la finestra che si apre alle spalle del doge, si vede l’isola di San Giorgio così come appariva nel ‘400, prima della ristrutturazione palladiana. L’isola è tutt’ora visibile dalle finestre di palazzo ducale, nel suo aspetto rinascimentale.

La zampa del leone

Carpaccio è anche l’autore di uno dei leoni alati dipinti più celebri. Simbolo dell’evangelista San Marco e pertanto della stessa Repubblica Serenissima, il leone alato è onnipresente a Venezia. Carpaccio ne realizza una versione estremamente naturalistica, pur senza perdere i significati simbolici. È un “leone andante da terra e da mar” (le zampe posteri sono nel mare, quelle anteriori sulla terraferma: metafora visiva dei domini marittimi e terrestri della Serenissima).

Le ali sono splendidamente colorate, la vegetazione rigogliosa e ritratta con attenzioni botanica; i dettagli paesaggistici precisi: riconosciamo (di nuovo) l’isola di San Giorgio, la punta della dogana e lo sbocco di Canal grande su palazzo Ducale e sulla riva degli Schiavoni.

In questa abbondanza di particolari sfugge un dettaglio che merita la nostra attenzione per il suo spiccato naturalismo: accanto al vangelo che il leone regge con la zampa, si vede l’impronta della zampa stessa impressa sul terreno. Il leone, provenendo dal mare, ha messo a terra quella zampa per prima, poi la sinistra, e quindi ha sollevato la destra per afferrare il libro. Carpaccio si conferma un grande osservatore.

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Capitolo 4. Carpaccio e la porta misteriosa:
Evoluzioni stilistiche di Vittore Carpaccio

La fuga in Egitto: dettagli di umanità

La National Gallery di Washington ha prestato alla mostra la meravigliosa Fuga in Egitto di Carpaccio.

Ci colpisce per il calore umano che trasmette il semplice gesto del bambino in braccio alla madre. Ma in quest’opera tutto trasmette dolcezza, lo sguardo mite dell’asinello, il morbido paesaggio verdeggiante e percorso da un fiumicello che ovviamente non è il paesaggio della palestina, ma quello veneto, che Carpaccio conosceva bene.

Evoluzioni finali

Di Carpaccio, è stato ingiustamente meno apprezzato il periodo tardo (anni ’20 del 500), considerato una fase di involuzione. In realtà, osservando un’opera come il San Paolo, si comprende che anche lui aveva assimilato le nuove evoluzioni dell’arte: chiaroscuri intensi, semplificazione della composizione, monumentalità.

Carpaccio è un pittore che è stato dato un po’ per scontato, ma è indubbiamente uno degli interpreti più originali della sua epoca. Grazie a lui possiamo conoscere ed osservare dettagli di paesaggi, mode, abitazioni che il tempo ha cancellato, lasciandoci incantare dalla sua vena narrativa.