Tra le opere di Caravaggio, “Le sette opere di Misericordia” è una delle più famose ma difficile da capire. a Napoli ha dipinto la misteriosa opera d’arte “Sette opere di Misericordia”. Qual è l’interpretazione di questo capolavoro?

Salsa d’Arte vi spiega le storie nascoste in questo dipinto di Caravaggio, entrando nell’opera attraverso tre chiavi di lettura.

Ammetto che non è proprio un titolo a prova di marketing … “Le sette opere di misericordia” !

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Oggi voglio entrare dentro di un opera d’arte in particolare, come ho fatto nel caso della Primavera del Botticelli, voglio proprio raccontarvi le storie segrete che si nascondono dietro quest’opera molto famosa di Caravaggio “Le sette opere di misericordia” del 1606 – 1607.


Forse anche voi, se siete appassionati di questo autore, vi siete sempre chiesti cosa effettivamente rappresenti, o almeno io me lo sono sempre chiesta.
Di recente l’ho approfondita, anche perchè l’ho vista di persona proprio dove si trova, a Napoli.
E’ un’opera che a vari livelli di lettura ovvero si può approfondire come sfogliando un libro entrando, strato dopo strato, al suo interno.

Caravaggio, Le sette opere di Misericordia:

Il primo livello di lettura

Il primo livello è quello che vediamo immediatamente, ovvero un vicolo della città di Napoli popolato da vari personaggi.

In effetti il Caravaggio si trovava proprio a Napoli quando ha dipinto quest’opera e si trovava lì per una ragione particolare.
Precedentemente abitava a Roma dove aveva raggiunto il successo grazie a uno stile particolarissimo, legato soprattutto ad un uso innovativo della luce.

Suonatore di liuto – Caravaggio – 1596


Oggi potremmo dire che è una luce come quella di un faro da teatro, radente che arriva lateralmente e colpisce le figure rivelandone il chiaroscuro, accentuandolo, dando quindi un effetto molto drammatico di forte intensità emotiva.

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La buona ventura – Caravaggio – 1597
Galata morente – Caravaggio – 1606


Ma Michelangelo Merisi da Caravaggio, questo il nome completo del pittore, non era una personalità facile, e durante una rissa a Roma si era giunti alle mani, ai coltelli e c’era scappato il morto.

Davide con la testa di Golia – Caravaggio – 1606


Ecco perché era dovuto sfuggire alla giustizia e si era rivolto a sud ed era arrivato a Napoli, anche se poi in realtà andrà anche oltre, fino a Malta, ma questa è un’altra storia.
Fatto sta che proprio a Napoli ricevette questa commissione è realizzò quest’opera tra il 1606 ed il 1607.

In questa Napoli dipinta compare in maniera quasi irruenta la Madonna con il bambino, sorretta da due angeli, all’altezza del secondo piano delle case.
Tutto il gruppo sembra vorticare, quasi precipitare verso il basso, con questo movimento a spirale; notate come siamo lontani dall’equilibrio del rinascimento di un secolo prima (a destra la “Madonna con Bambino” – Bellini, 1510)

Il seicento è un secolo che predilige il movimento vorticoso.

Caravaggio, Le sette opere di Misericordia:

Il secondo livello di lettura

Questa apparizione sacra ci introduce al secondo il livello di lettura che fa riferimento al titolo stesso ovvero “Le sette opere di misericordia”.

Qui permettetemi di fare un inciso.
È un argomento che ho sempre dato un po’ per scontato in Salsa D’arte, ovvero la lettura dell’epoca storica.
Quando trattiamo opere che hanno una forte valenza religiosa o morale, come in questo caso, dobbiamo leggerle all’interno del loro contesto ed al di là di quelle che sono le nostre convinzioni, i nostri valori o la nostra sensibilità odierna.
Come dicevo all’inizio, quindi, forse la parola misericordia oggi ci suona un po’ estranea, un po’ pesante, ma va compresa in quella che era l’epoca: il seicento di Caravaggio con i suoi valori.

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Il committente di questo dipinto era il Pio Monte della Misericordia di Napoli, un’istituzione di beneficenza che si occupava dei poveri e dei bisognosi.
Caso rarissimo nella storia dell’arte, esiste tutt’oggi ed è tutt’oggi il proprietario di questa meravigliosa opera d’arte; sapete che di solito le opere viaggiano da una collezione all’altra, vengono vendute e comprate e magari alla fine finiscono in un museo.
Quindi è davvero meraviglioso in questo caso poterla osservare nella sua sede originaria.

Il committente ci fa capire anche chi senso del titolo di quest’opera, il suo soggetto ovvero le sette opere di carità o di misericordia, cioè le sette buone azioni che ogni cristiano doveva compiere.
Dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi, visitare i carcerati, seppellire i morti, ospitare i pellegrini e curare gli infermi.

Pensateci un attimo: potrebbe essere molto facile risultare banali con una simile commissione!
Basterebbe rappresentare tizio che dà da mangiare ad un affamato, un altro tizio che dà da bere l’assetato… in modo più didascalico. Ma Caravaggio fa qualcosa di completamente diverso.
Infatti inserisce queste azioni come se si svolgessero per strada e voi le potete osservare così, come se steste camminando per la città e vi trovaste è di fronte questi personaggi quasi per caso.

Avrete sicuramente notato che in due casi la stessa scena rappresenta due opere distinte e questo ci permette di entrare nel terzo livello di lettura.

Caravaggio, Le sette opere di Misericordia:

Il terzo livello di lettura

I gruppi di personaggi nascondono degli altri significati.
Nascondono delle storie: osservate questo signore, è corpulento evidentemente ben nutrito, forse un oste e sta indicando con il dito una direzione.


La direzione probabilmente della sua casa e la sta indicando ad un pellegrino; lo riconosciamo come tale è perché ha la conchiglia sul cappello che identificava i pellegrini di Santiago de Compostela ed in generale per estensioni pellegrini di tutto il mondo.

Dietro di loro vediamo l’opera “dare da bere agli assetati” e vediamo questo signore che si versa alla bocca l’acqua, ma da un boccale un po’ particolare.

Si tratta infatti di una mascella d’asino: questo perché dietro questo episodio c’è un racconto il racconto di Sansone.
Una storia biblica che racconta di quando Sansone nel deserto si era abbeverato da una fonte d’acqua fatta miracolosamente sgorgare da Dio utilizzando una mascella d’asino.

Sansone si abbevera – Guido Reni – 1614


In quest’altro angolo invece vediamo l’opera “seppellire i morti” che non ha un riferimento particolare, ma possiamo capire molte cose: per esempio dell’abito portato dell’uomo che canta capiamo sia un diacono.
Ci sembra di sentire quasi la sua voce profonda e solenne.


È commovente dettaglio dei piedi ben illuminati della persona che è morta, tuttavia questo dettaglio non ci trasmette raccapriccio o inquietudine ma al contrario ci vuole trasmettere il senso di dignità che ci deve essere anche nella morte.

Vestire i poveri

In primo piano vediamo un uomo riccamente vestito, ha dei guanti, degli abiti eleganti e un bel cappello con la piuma.
Davanti a lui c’è un uomo con la schiena nuda, rivolto di spalle ci nega il suo volto, come molti altri di questi personaggi.

Infatti molti sono nascosti o in ombra e questo ci intriga, ci stimola la curiosità, perché non faremo entrare e conoscerli, vederli.
Il suo sguardo è rivolto ad un guizzo di luce, e la spada con cui l’uomo elegante sta tagliando un mantello, il suo mantello e anche qui c’è una storia nascosta.
Ed è la storia di san Martino di Tours che è noto proprio per aver tagliato il suo mantello per vestire un povero.

Guarire gli ammalati

Dietro all uomo con la schiena nuda intravediamo, ma è proprio appena visibile un altro personaggio, con ha le mani giunte.
Quello invece è l’ammalato viene anch’esso assistito dall’ uomo elegante.

A proposito, come si guarivano gli ammalati? Leggi: Come sopravvivere a coronavirus peste!

Visitare i carcerati

Andiamo infine a vedere l’ultima coppia di personaggi.
Vediamo una giovane donna, accanto ad un uomo che sporge da delle sbarre e e quindi facile intuire che sia l’opera “visitare i carcerati”.
Ma lei sta compiendo un gesto molto particolare: ha il seno scoperto e sta allattando il vecchio alla finestra.

Come avete intuito, anche in questo caso c’è una storia nascosta, ed è la storia di Cimone e Pero, storia che viene dalla tradizione dell’antica Roma.
È un episodio conosciuto anche con il nome di caritas romana e racconta che il vecchio Cimone fosse stato incarcerato e condannato a morire di fame.
La figlia, Pero, lo andava a visitare in carcere e lo allattava con il proprio latte in una straordinaria inversione di ruoli e di età.
La storia è a lieto fine, poiché si racconta che i carcerieri una volta scoperto il fatto ne furono così commossi che decisero di graziare il povero Cimone.
Notate e per ultimo questo incredibile dettaglio: le gocce di latte sulla barba del vecchio, molto toccante.

Spero con questa puntata di avervi fatto entrare dentro l’opera d’arte ma anche nell’ottica di andare oltre al primo impatto di un dipinto, soprattutto quando non se ne conosce la storia, la cultura ed i valori che l’hanno prodotta.

Gioielli nascosti

Una piccola annotazione personale.
Sono stata molto colpita, visitando Napoli, di vedere una fila incredibile di persone e che attendevano per andare a visitare la cappella di Sansevero per vedere l’opera dello scultore Sanmartino,
Riconoscerete sicuramente e l’opera di cui stiamo parlando cioè il Cristo Velato.
Sulla stessa strada poco più avanti si trova la cappella dove ospitata appunto, l’opera di cui abbiamo parlato in questa puntata, l’opera di Caravaggio e là non c’era nessuno ad attendere seppure il prezzo del biglietto era davvero modico.

Quindi i complimenti alla cappella di Sansevero per l’ottima valorizzazione ma ricordiamoci che l’Italia è piena di gioielli nascosti e andiamo a scoprirli.