Scopri i segreti del Rinascimento italiano: cosa c’è dietro le opere d’arte degli artisti più famosi? E soprattutto: chi c’è dietro i capolavori dell’arte?

Dietro un capolavoro non c’è solo un artista, ma anche… un committente! Perchè una persona del Rinascimento avrebbe dovuto commissionare un’opera d’arte? In questo articolo scopriremo 5 motivi per commissionare un opera d’arte. Le memorie di un mercante fiorentino ci aiutano a capire la mentalità di quest’epoca d’oro della cultura italiana.

Nella puntata “l’arte è inutile”, ho parlato delle funzioni che l’arte ha avuto nelle varie epoche storiche. Oggi invece scopriamo 5 motivi per commissionare un’opera d’arte!

Ma prendiamo un uomo o una donna del Rinascimento che sta valutando se commissionare o meno un dipinto ad un pittore.
Quali motivi avrebbe per farlo?

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Fortunatamente abbiamo un interessante documento storico che ci illumina al riguardo.

L’adorazione dei Magi
Domenico Veneziano, 1439

Si tratta di uno scritto di un tale, un mercante fiorentino che commerciava di panni di lana nel 400.
Si chiamava Giovanni Rucellai ed durante la sua vita commissionò opere da artisti del calibro di Pollaiolo, Lippi, Domenico Veneziano, Andrea del castagno e Paolo Uccello, nonché la costruzione di diversi edifici e chiese, tanto da meritarsi il soprannome di Giovanni delle fabbriche.


Qui vediamo ad esempio il Tempietto del Santo Sepolcro, dove riposa proprio Rucellai, e il palazzo a Firenze, ambedue opera di Leon Battista Alberti.


Nelle sue memorie, scrisse ben 5 buoni motivi che lo avevano spinto a commissionare così tanti dipinti, vediamoli.

1/ La bellezza dell’arte stessa

Il primo dei 5 motivi per commissionare un’opera d’arte è semplicemente quello di possedere oggetti di elevata qualità, di valore.
Opere fatte da quelli che lui stesso considerava gli artisti migliori, e qui cito: “di mano de’ migliori maestri che siano stati da buono tempo in qua, non tanto in Firenze, ma in Italia”.
Il suo è proprio il piacere di circondarsi di cose belle, di guardare bei dipinti, la gioia degli occhi che solo chi ha buon gusto sa apprezzare fino in fondo.

Regina Ester
Andrea del Castagno, 1450

2/ Rendere onore a Dio.


Non dimentichiamo che le persone erano religiose.
I dipinti infatti spesso non si commissionavano per casa propria, ma per una chiesa o per una cappella all’interno di essa, una pala d’altare oppure si facevano affrescare le pareti.
Questo valeva come opera pia, e pertanto si guadagnavano “punti” per il paradiso.

Incoronazione della Vergine
Filippo Lippi, 1439-1447

3/ L’onore della città

Il terzo dei 5 motivi per commissionare un’opera d’arte è un valore che oggi sembra essere dimenticato: fare onore alla propria città. Che cosa meravigliosa, chi oggi è interessato a una cosa del genere?
Rucellai mostra molta coscienza civica affermando questo.
E diciamo che ci è proprio riuscito, Firenze infatti è una delle città più amate al mondo per l’arte, una meta di pellegrinaggio per gli amanti della bellezza.

Veduta della Catena (Firenze, 1470)
Riproduzione del 1887
Facciata della Basilica di Santa Maria Novella
Commissionata dal Rucellai a Leon Battista Alberti

4/ A memoria di me

Il quarto motivo: “Per la memoria di me.
Tramandare il proprio nome ai posteri, non solo con il proprio
ritratto, ma come fama, fama di grande uomo.
Questo è un valore importante da sempre, celebrato anche da Omero.
Grandi gesta permettono di essere ricordati per sempre.
Per passare alla storia certi usano la guerra, altri l’arte.

Ritratto di uomo
Andrea del Castagno, 1450
Il trionfo di Mardocheo
Filippino Lippi, 1475

5/ Spendere bene!


Il quinto dei cinque motivi per commissionare un’opera d’arte è per il piacere di spendere bene.
O di spendere e basta.
Rucellai era molto facoltoso e i soldi si devono pur godere!
Saper spendere bene è considerato un merito dalla gente come lui, è molto più “nobile” ai loro occhi del semplice accumulo che sarebbe stato considerato avarizia, un peccato mortale.
Spendere bene vuol dire anche spendere il giusto, senza esagerare.
E acquistare dipinti era un ottimo affare in termini di qualità prezzo!
A noi sembra assurdo, ma allora i dipinti si potevano considerare un investimento a buon mercato!

Miracolo dell’ostia profanata
Paolo Uccello, 1467


Rifare i pavimenti di marmo ad una chiesa o magari una campana in bronzo sarebbe costato ben di più.
L’opera d’arte era un lavoro manuale, l’artista era un artigiano specializzato di altissimo livello, ma pur sempre un artigiano e la sua paga era contenuta.

Tondo Bartolini
Filippo Lippi, 1452

Per concludere cito un’altra sua frase, con cui Rucellai parla della soddisfazione che le sue commissioni artistiche gli hanno procurato:

“tutte le sopra dette chose m’anno dato e danno grandissimo chontentamento e grandissima dolcezza, perché righuardano in parte all’onore di Dio e all’onore della città e a memoria di me”.

Questo articolo fa riferimento al libro “Pittura ed esperienze sociali nell’Italia del Quattrocento” di M. Baxandall.